- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1987

L 'iconografia musicale valdostana 117 · di crisi verificatasi negli anni '40 e '50 a causa di una vera e propria guerra di successione, scatenatasi alla morte del conte François de Challant senza eredi maschi, tra le figlie di costui ed i rappresentanti degli altri rami della famiglia. 16 Questo scopo autocelebrativo si coglie con chiarezza nella selva di simboli e di allegorie presenti soprattutto nel cortile d'onore del maniera, che rimandano univocamente all'unità della stirpe da un lato, e dall'altro ad un carisma familiare che non necessita di appara– ti guerreschi. 17 L'indiscussa superiorità della dinastia è affidata allo sfoggio di ricchezze artistiche, non scevro di compiacimenti intellettualistici che ben corrispondono a quanto si sa della mentalità e dei gusti del cano– nico Georges de Challant. 18 L'accuratissima decorazione pittorica dell'edificio privilegia te– mi araldici, allegorici, simbolici ed ornamentali, in cui si situano coe– rentemente numerosi temi iconografico-musicali. Il castello è strutturalmente diviso in spazi di rappresentanza, quali il cortile, la sala di giustizia e la cappella, destinati ad una relativa frequentazione da parte del pubblico, ed in spazi privati. In entram– bi si trovano raffigurati temi musicali che nel primo caso, ossia negli spazi accessibili dal pubblico, sono inseriti in scene animate da nu– merosi personaggi; nel secondo caso, invece, si tratta di raffigurazio– ni isolate di singoli musicanti. Quattro sembrano essere i livelli funzionali delle raffigurazioni musicali. In una lunetta del portico, un pittore popolareggiante ha 16 L. VACCARONE, Scritti sui Challant, Aosta, 1967, pp. 5-30. 17 Il «Miroir pour ]es enfants de Challant>>, destinato a stimolare, attraverso la rap– presentazione degli stemmi dei più illustri personaggi della casata, l'emulazione nelle giovani leve della famiglia; i blasoni che ricordano le potenti parentele contratte; il me– lograno dalla complessa simbologia, sono elementi che, ribaditi nei fregi e nelle decora– zioni all'interno delle sale, concorrono tutti a questo preciso fine programmatico. IB Il cronista seicentesco Vigilio Vescovi (op.cit. , pp. 75-76) così ci descrive il suo train de vie: <<Viveva alla grande come .un gran prelato con molta servitù, cani, uccelli, ca– valli et simili trattenimenti da prencipi. Era stimato assai, et per tutto il suo nome era cele– bre. (...) Non si può scrivvere con che pompa et con quanto honore andasse in corte et ivi fosse ricevuto, perchè in vero era cosa mirabile veder/o comparire con una superba, più che à par suo conveniva, servitù et compagnia>>.

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