- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1987
120 E . Lagnier tizie storiche si fanno più numerose ed attendibili; inoltre esse sono accompagnate dalle prime, esigue, testimonianze liturgiche dirette, e cioè dal corpus dei manoscritti più antichi, risalenti ai sec. XI-XIII, corpus destinato ad arricchirsi considerevolmente nei secoli seguenti. Il periodo in cui il rito assume una sua fisionomia ben precisa coincide con il XV sec., epoca in cui si assiste alla elaborazione di tutta una serie di manoscritti diversificati per le varie occasioni e de– stinazioni liturgiche, testimonianze dirette di quel magnifico rigo– glio spirituale manifestatosi in tutta la Valle e nei suoi due centri ecclesiastici più importanti: la Cattedrale e la Collegiata di S . Orso. A tali testi si affiancarono poi, nei primi anni del XVI sec., le prime stampe del Breviarium e del Missale «secundur:n usum Eccle– siae Augustensis». Grazie alla sua più che secolare tradizione, nonostante i tentati– vi unificatori del Concilio di Trento, al rito valdostano venne rico– nosciuto il diritto alla coesistenza accanto alla tradizione romana, e nuove edizioni del Messale (1617) e del Breviario (1618) incremente– ranno la sua diffusione in Valle. Una battuta d'arresto di questa antica tradizione locale inizia con il XVII sec.; le reedizioni, riviste e «corrette» del Breviario del1732, e del Messale del 1733 presentano infatti palesi tracce di successivi sviluppi di tipo «neogallicano». Per molte e svariate cause, di ordine storico, politico e culturale, i secoli seguenti segneranno la parabola discendente del rito, desti– nato, non senza qualche debole ma significativa opposizione da par– te del Capitolo cattedrale e dell'autorità civile, ad essere soppresso definitivamente nel1828, dopo una agonia lunga di secoli, che ave– va visto così vincente il tentativo della Curia romana di privare la Valle d'Aosta degli usi particolari connessi al suo proprio rito. 2 Il comprensibile ed inevitabile oblio al quale fu condannata la tradizione liturgica particolare, di cui furono tuttavia conservate al– cune caratteristiche rituali, non fu però totale; conosciuta nei suoi aspetti più essenziali, costituì oggetto di studio per eruditi locali, quali J.-A. Gal, P.-E. Due, G. Boson, F. Martinet, A.-P. Frutaz ed altri, 2 R: AMIET, RLA, I, pp. 18-65.
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