- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1987
32 L. e G. Aliprandi to per le terre fruttifere, mentre le altre potevano essere escluse. È opportuno sottolineare che in genere le montagne al di sopra degli alpeggi ed i ghiacciai furono volutamente trascurati perché la comu– nità temeva che si dovessero pagare delle imposte anche per i terreni incolti, malgrado le istruzioni reali. È questo il motivo per cui gli abi– tanti di Chamonix cercarono di limitare al massimo l'estensione dei ter– reni da catastare: in particolare non riconobbero la loro proprietà sui ghiacciai del Monte Bianco, che risultarono così di proprietà di quelli di Courmayeur. Ne derivò che il confine catastale tra i due comuni non seguì la linea logica dello spartiacque, ma risultò squilibrato a vantaggio di Courmayeur: il massiccio del Monte Bianco apparteneva alla metà del 1700 per la maggior parte a Courmayeur! I confini dalla parte valdostana giunsero sino alle cime dell'Ai– guilles di Chamonix, comprendendo parte della regione della Mer de Giace, il ghiacciaio di Talèfre e parte del ghiacciaio di Argentiè– re; in particolare la cima del Monte Bianco era in territorio valda– stano (fig. 6). Il possesso da parte di Courmayeur dei ghiacciai del Monte Bianco, a quell'epoca era indiscusso: a tal proposito esiste un articolo anoni– mo (probabilmente di]. Vallot) apparso sulla Revue Alpine del1899 che sostiene questa tesi, che fu ribadita da Ch. Vallot nella prima edizione della sua Guida del Monte Bianco del1925 . Questa tesi co– sì insolita rimase per decenni poco conosciuta e non fu oggetto di controllo e di revisione né da parte italiana né da parte francese. Forse la carta di J acopo Stagnone, del 1772 che fu rilevata negli anni successivi alla catastazione della Savoia (1738) recepì questo in– solito limite catastale tra Courmayeur e Chamonix (fig. 7) . È però sintomatico che questo argomento «delicato» venne eli– minato nelle successive edizioni delle Guide Vallot del Monte Bian– co. Solo recentemente nel1978 un articolo manoscritto di Paul Henry, che ci risulta inedito/ riprende l'argomento alla luce di nuovi ele- 1 Desideriamo ringraziare vivamente il Prof. Pau! Guichonnet, dell'Università di Ginevra, che ci ha dato la possibilità di consultare il manoscritto di Pau! Henry «Les confins de Chamonix et le cadastre de 17.30».
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