- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1991

Hector Passerin d'Entrèves 19 che tutte queste cose avvengano». Ettore e Vittoria furono tra coloro che videro con i loro occhi i segni preannunciati, appartennero alla generazione dell'esodo, ma anche della grande attesa del «ritorno»: è difficile immaginare che tutto il filo della loro successiva esistenza non ne venisse per cosl dire orientato. Anche il modo in cui Ettore lesse la propria vocazione di studioso porta le tracce, mi sembra, di questo cruciale passaggio attraverso l'apocalisse. Il secondo appunto su cui vorrei fermarmi è precedente solo di qualche giorno, e suona cosl: «Nel diario inviato a Guglielmo per Natale (del 1944) pongo questa differenza tra me e Franco Venturi. Chi crede cosl non spera che in una «civitas terrena». È illaicismo. Altro punto fondamentale di distacco tra me e Franco: per lui l'uomo esiste soltanto nell'opera sua. Per me questo è ateismo: Dio è presenza nell'essere della co– scienza - persona = ròle = missione dell'Essere. Ontologismo ro– mantico (Vinet, Rosmini, Manzoni) contro umanitarismo di origi– ne settecentesca: idea - essere. Vale cosl in senso personalista la critica di Denis de Rougemont (Mission o démission de la Suisse) contro ogni politica collettivista, individualista o anche federalista (se questa rischia di essere concepita come un «piano», un' «organiz– zazione unitaria», non «arrangement de réalités concrètes»)». Il «diario» cui si fa cenno nell'appunto, era un testo di Ettore che ho ragione di ritenere sia quasi sconosciuto (tanto da avere il sa– pore di un inedito) inviato all'amico letterato Guglielmo Alberti: una cronaca e una meditazione accorata sugli eventi nazionali e per– sonali racchiusi tra la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, e il no– vembre 1944, alla vigilia della fuga in Svizzera, pubblicata in tre puntate con la sigla p., sotto il titolo «Diario di un patriota valdosta– no» sul giornale «Il Dovere» di Bellinzona nel febbr.-marzo 1945. Il riferimento all'incontro con Venturi si trova sotto la data «metà di ottobre (1943)»: «Ritrovo un amico che non vedevo da anni, torna– to in Italia dopo il 25 luglio. Dopo aver provato il confino in Italia e molte traversie da fuoriuscito, lavora ora indefessamente, per orga– nizzare la pianura. Viene a riposarsi da noi per due giorni. Parliamo di tendenze politiche. Lui è stato a Parigi, con Carlo Rosselli, ucci– so, insieme al fratello Nello, da sicari fascisti in Francia nel giugno 1937. Vorrebbe un comunismo «ami-totalitario», come molti giova-

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