- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1991
Hector Passerin d'Entrèves 23 molti vecchi contadini valdostani. I..:ltalia è stata per troppo tempo matrigna nei riguardi di questi montanari: sembra quasi che non abbiano più patria fuorché la valle. Quanto a me, confido nella li– bertà: tornerà la patria italiana con essa». Un terzo punto vorrei rimarcare in questo testo così denso, che io considero la manifestazione dei modi di sentire più intimi e re– conditi di Ettore, e per molti versi un'autentica, sebbene probabil– mente inconsapevole, configurazione programmatica del proprio ruolo di uomo e di studioso: ed è la percezione che ne affiora tratto tratto, ma con insistenza, del fatto che l'impasto di cui son compo– sti i comportamenti della maggioranza degli uomini, e i moventi co– muni del loro agire non sono riconducibili, neppure nei momenti più critici e cruciali, alle pure «ragioni ideali», o comunque non solo ad esse, e che il cammino della storia non segue, di regola, o non se– gue soltanto la luce delle idee, come sono portati a credere, ingan– nandosi, coloro che professionalmente lavorano e maneggiano di preferenza questa dimensione pur essenziale dell'esistenza. Sotto tal riguardo la dura e difficile esperienza di quel periodo della vita di Ettore gli fornì una percezione ancora più acuta dei limiti di ogni visione della realtà, dunque anche della realtà storica, che pretenda di inquadrarla secondo schemi più o meno precostituiti, nel circolo, sentito come troppo ristretto, dell'ideale; e il convincimento che la funzione di guida e, se vogliamo, di comando o di leadership, non deriva necessariamente dalle doti di cultura, ma affonda spesso le sue radici, specie in circostanze particolari ed estreme, nella capacità di dar voce ad esigenze e speranze e attese più semplici ed elementa– ri. La riflessione, condotta sul filo di un'esperienza diretta e vissuta, sulla guerra partigiana, sulle sue nuove gerarchie, sugli uomini nuo– vi che ne assumevano la guida, sulle ragioni non sempre né necessa– riamente eroiche di un agire collettivo, ebbe io penso una parte no– tevole nel rafforzare in Ettore un'intera visione della realtà, che si proiettò sul suo modo di accostarsi agli eventi storici; in quel suo es– sere un intellettuale che aveva dismesso ogni alterigia di ceto, in quel suo essere un aristocratico per inconfondibile tratto personale, ma al di fuori di ogni connotazione di casta, in quella sua sensibilità molto particolare e abbastanza rara, nel saper ascoltare ed intendere
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