- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1991
Hector Passerin d'Entrèves 25 uno che non ha paura di affrontare un pericolo quando si tratta di «far vivere» la banda, di tenerne alto l'onore: d'altro canto sa evitare ogni azione inutile, o che pare tale ai suoi compagni. Sa evitare que– gli scontri che possono dar luogo a dure rappresaglie sui centri abi– tati: rappresaglie che renderebbero impopolari gli stessi patrioti, poi– ché i valligiani non sono né santi né eroi, e la secolare tradizione di povertà ha lasciato una traccia incancellabile nelle menti». Molti di coloro che mi hanno finora cortesemente ascoltato si saranno forse meravigliati che mi sia finora occupato poco o nulla di libri, di articoli, di riviste sèientifiche, di corsi universitari, di congressi e cosi via; e che la mia attenzione si sia esclusivamente concentrata su un periodo cosi limitato dell'esistenza di Ettore, bre– ve parentesi, si potrebbe pensare, nell'arco di una vita di più che set– tant'anni, dedicata per la maggior parte allo studio e all'insegna– mento, dal momento della laurea in giurisprudenza conseguita a Torino nel 1936, con una tesi in filosofia del diritto (ma di taglio già spiccatamante storico) dal titolo «Il pensiero di Cesare Balbo at– traverso le opere dell'esilio (1821-1824)», sino in pratica alla sua inorte; e che, infine, i testi di Ettore dai quali finora ho attinto le mie osservazioni e le mie citazioni si riducano ad una serie di ap– punti personali vergati su uno sdruscito quadernetto e ad un diario partigiano, pubblicato in tempi ormai quasi dimenticati su un gior– nale, quasi sconosciuto stampato in Svizzera: testi, aggiungo, che neppure compaiono, et pour cause, nella bibliografia dei lavori scientifici di Ettore, composta da più di duecento titoli e curata con somma cura e dedizione da Bartolo Gariglio per il volume edito dal Mulino di Bologna nel 1988 con il titolo «Dai Quaccheri a Gandhi». Il fatto è che, riflettendo in questi mesi successivi alla sua morte sulla figura di Ettore, mi sono venuto sempre più intimamen– te persuadendo che egli appartiene a quella schiera non molto fitta di uomini per i quali risulta ben difficile se non impossibile operare distinzioni nette tra la vita comune, quella per cosi dire di tutti i giorni, e l'opera che ci hanno lasciato; e che dello stesso impasto sia– no fatte l'una e l'altra, fuse nel calco di una singolare coerenza; e che, infine, guardare più da vicino a quel breve ma cruciale periodo della sua esistenza, sia un modo per intendere alcuni, e io credo i
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=