- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1994

214 Bruno Orlandoni Oltre tutto sembra che i due nobili non andassero molto d'accor– do, scontrandosi il carattere indipendente e autoritario di Isabella con quello del marito, probabilmente non molto diverso. Il Vescovi, segretario dei nipoti di Isabella e Giovanni Federico, scrivendo negli anni '30 del '600, ci lascia un suggestivo spaccato della situazione: «Dove à pocho a pocho venne à sminuirsi il patrimonio, che non bastavano più le intrade per vivere in quella grandezza et magnificen– za primiera, dove bisognava impegnare gl'argenti, le gioie et altri mobili finché le pareti erano nude. Causa fu il cervello di donna Isa– bella, che era accorta et sagace, ma più non conveniva ad una donna che voleva portar le calce, andar per viaggi, negotiare, contrattare come se il marito fusse stato un stivale, al qual non dava credito se non nelletto». 67 Giovanni Federico, per parte sua: «Menò seco la maggior parte dell'argenteria d'Issogni, acciò non fusse alla dispositione della moglie et la lasciò poi al cardinal suo fratello» (Ludovico, vescovo di Trento). 68 In effetti pochi degli oggetti del patromonio Challant elencati nel 1565 riappaiono nell'inventario del1617. Sparite, per esempio, tutte le argenterie di Renato di Challant, che potrebbero essere proprio quelle passate da Giovanni Federico a suo fratello, il cardinal Ludovico Madruzzo. A fronte degli oltre l 00 chili di vasi, piatti, posate d'argento documentati nel 1565, il Perrin fa notare l'inventariazione di soli 13 chili di argenterie, 69 per lo più recenti, come dimostra di solito la pre– senza dell'«arma Madruza et della Chambra» a testimonianza di un'e– secuzione posteriore al matrimonio di Emanuele Renato Madruzzo e Filiberta de la Chambre del 1598. 67 V. V. VESCOVI, Historia della casa di Challant e di Madruzzo (a cura di L. CoL– LIARD), Aosta 1969, p. 95. 68 V. V. VESCOVI 1969 cit., p. 96. 69 V. J.C. PERRIN, Introduzione a F .G. FRUTAZ 1963 cit., p. 211.

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