- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1994

218 Bruno Orlandoni 496 «Un dente d'alifante». A prima vista sembrerebbe l'inventario di un negozio di rigattiere o della bancarella di un mercatino delle pulci. In realtà ci troviamo di fronte ad una di quelle raccolte di oggetti strani o rari per foggia o materiali che erano così frequenti già nel medioevo e che, proprio a fine '500, erano passate all'onore di una moda assai raffinata sotto l'esempio fornito dai maggiori principi europe1. La più nota di queste raccolte di stranezze, in cui si trovavano usualmente fianco a fianco corni di leocorno, coccodrilli imbalsamati e straordinarie opere dei maggiori artisti del momento, era notoria– mente quella messa insieme dall'imperatore Rodolfo d'Asburgo nel suo castello di Ambrasz. Ora non sarà certo un caso scoprire che Giovanni Federico Madruzzo aveva operato più volte come ambasciatore di Rodolfo presso la curia romana di Papa Sisto V, ed era talmente legato all'im– peratore da aver voluto che suo figlio Ferdinando fosse «allevato in Praga, paggio dell'imperator Ridolfo».7° Evidentemente anche Giovanni Federico, sull'esempio di Rodolfo Il, doveva aver messo in piedi una sua piccola wunderkam– mer e si può supporre che il figlio, Emanuele Renato, ne avesse conti– nuato l'opera. Alla raccolta di meraviglie di Emanuele Renato e della povera moglie Filiberta, malata «di malcaduco», dovevano appartenere soprattutto i gioielli, tra cui si possono ricordare i numeri di inventa– rio 554 «Un insegna, ò sii gioiello, con un diamante in mezo, sopra S. Giorgio che ferisse un dragone, con molti altri diamanti piccoli et rubini appresso, con dentro due perle attaccate; ... », 555 «Doi pen– denti d'orecchie ogn'uno con duoi smeraldi quadri et uno con cinque piccoli et cinque perle, et l'altro con quattro piccoli et tre perle; ... » 556 «Un'altro gioiello con un diamante in mezo, sette à torno, più 70 V. V. VESCOVI 1969 cit., p. 97.

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