- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1994
232 Bruno Orlandoni Questa ricognlZlone, rapidissima e sicuramente incompleta, si può chiudere con alcune considerazioni generali. La prima è relativa alla provenienza dei pezzi che ho citato. Qua– si sempre dalla Valdigne o dalla Comba Freida. Cioè da quelle val– li che meno sembrano essere state toccate dalla straordinaria esplo– sione del tardogotico germanizzante a cavallo tra '4 e '500 . La secon– da è relativa ai contesti di provenienza di questi oggetti. Cioè agli altari da cui dovevano provenire. Nessuno di questi altari è oggi superstite, ma i pochi dati in nostro possesso sembrano dare una . . nsposta precisa. Chi cercasse in Valle traccia anche di una sola grande pala riferi– bile in qualche modo ai monumenti che fin dall'inizio del '500 si sta– vano addensando nelle chiese di tutta la Valle del Po dal Saluzzese a Venezia, non potrebbe che arrendersi. Gli oggetti scolpiti databili ipoteticamente alla seconda metà del secolo sembrano implicare contesti non dissimili da quelli degli altari a sportelli di matrice tedesca. La bella Madonnina di Rhemes-Saint-Georges non sfugge alla norma, come testimonia l'edicoletta di Paè dello stesso scultore, che in fondo è una copia ridotta di ciò che dovevano essere i teatrini di primo cinquecento giunti in Valle da Malines e dalle Fiandre. Così per l'Annunciazione e i due angeli di Machaby, che, a scanso di equi– voci, ci si presentano ancora sui loro sportelli. Su un altro fronte, per contro, un reperto come il Battista di Saint-Jacques che potrebbe effettivamente provenire da una struttura diversa, nuova, è troppo decontestualizzato per permettere ipotesi sicure. La trasformazione degli altari e degli arredi sacri dal concilio di Trento alla metà del XVII secolo A ben guardare una sola opera in tutta la Valle si propone alla nostra osservazione sotto i tratti di un prodotto dichiaratamente cin– quecentesco.
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