- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1994

382 Carlo Arraz Eravamo nel 1981. Lera dell'AIDS non era ancora mlZlata. Il «crollo del cielo» erano soprattutto gli incidenti trasfusionali fatali, dovuti in genere ad errori di identificazione. Gli A.A. richiamavano l'attenzione sul «fattore umano», sui «problemi dell'individuo». Bisognava agire, per evitarli, sulla componente «umana» della prestazione trasfusionale, limitando al massimo l'intervento dell'ope– ratore sanitario, di fatto dell'infermiere e del tecnico, e stabilendo nel contempo procedure operative rigidissime. A distanza di poco più di un decennio si è in piena «età del– l'AIDS» e l'importanza del «fattore umano» nella sicurezza trasfusio– nale ha acquistato una importanza ancora maggiore che nel passato, pur potendo oggi contare su conoscenze scientifiche e progressi tec– nologici straordinari. Il «problema dell'individuo» è centrale oggi in ogni questione: nella sicurezza trasfusionale così come in ogni settore di attività nei Paesi occidentali, in particolare dove mancano o sono persi valori di riferimento stabili. La selezione del donatore con i suoi «problemi di individuo» è il punto nodale della sicurezza trasfusionale. Le strategie per migliorare la sicurezza trasfusionale sono oggetto di continuo aggiornamento e dibattito in campo sia nazionale che internazionale. 2 • 5 • 6 • 7 • 8 • 9 • 10 Del resto il rischio trasfusionale se pure limitato nei paesi con una organizzazione sanitaria moderna può in questi stessi Paesi essere non trascurabile per fatti contingenti in determinate realtà locali. Nei Paesi non industrializzati esso può essere elevato tanto da compro– mettere ad esempio in taluni casi uno sviluppo turistico possibile. Lesperienza maturata in Valle d'Aosta dall'entrata in vigore della Legge l 0711990 è stata per alcuni aspetti drammatica. In Valle d'Aosta (115.500 abitanti) l'applicazione dei D.M. ha 2 • 5 · 6 · 7 • 8 · 9 · 10 Vedi Bibliografia.

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