- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997

Aosta tra XVIII e XIX secolo 215 l'obbligo per gli Architetti di sostenere un esame di approvazione dato da uno dei professori di Matematica, obbligo ribadito successi– vamente nel Manifesto del Magistrato della Riforma riguardante gli studi, esami ed esercizi rispettivamente degli Agrimensori, Misuratori, Architetti civili e idraulici in data del 9 marzo 1762. 18 Nella seconda metà del XVIII secolo si viene a creare una nuova figura di tecnici (Architetti e Ingegneri «di Stato») che, come osserva Micaela Viglino Davico, 19 grazie alla formazione garantita dalle Istituzioni che ne fa gli strumenti delle aspirazioni al controllo dello Stato, permettono di mantenere la responsabilità creativa dei proget– ti di intervento rigorosamente centrale; essi sono cioè i realizzatori di una politica di pianificazione globale del territorio, volta soprattutto alla razionalizzazione e riorganizzazione delle infrastrutture, che con– sente interventi di sempre più ampia portata. Recenti studi hanno messo in rapporto «l'introduzione di una normativa tesa a regolare la didattica inerente alla formazione dei tec– nici per l'edilizia» con «il controllo della produzione dell'attività pra– tica», cioè la pianificazione e la regolamentazione dell'attività edili– zia, viste entrambe in rapporto con «alcuni caratteri in trasformazio– ne della politica economica... che innescano nelle città e sul territo– rio interessi crescenti estesi per valori fondiari urbani e per usi pro– duttivi territoriali», il che spiegherebbe lo sviluppo- parallelo a quel- Piemonte» estratto da Atti e rassegna tecnica della Società degli Ingegneri e Architetti in Torino, Anno XVII, Torino, marzo 1963. 18 Presso l'Archivio Storico dell'Università di Torino (da ora ASUT) sono conser– vati i verbali degli «Esami di Architetto, Ingegnere civile e idraulico, Misuratore, Agrimensore e maestro de' conti» a partire dal 30.10.1729 sino al 14.11.1861 nei regi– stri X Esami, D Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, 1-23. Vi era, ter– minato il corso presso l'Università, anche la possibilità di esercitare la libera professio– ne, andando a specializzarsi a Roma all'Accademia di S. Luca o partecipando ai concorsi clementini (DINO CARPANETIO, «Un fonctionnaire éclairé au service de la ville nou– velle: l'Intendant Jean Baptiste Foassa- Friot» in B!ttir una ville au siècle des lumières. Carouge: modèles et réalités, Carouge, 1986, p. 148.) Tali erano gli «Architetti Accademici>> (come Juvarra, Sacchetti, Vittone), liberi professionisti che erano però più costosi, così che non tutte la Province se li potevano permettere. 19 MICAELA VIGLINO DAVICO, «Architectes, ingénieurs, arpenteurs, artisans d'une ville 'inventée'» in B!ttir una ville au siècle des lumières, cit., p. 172.

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