- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997
220 Silvia Brusa Trompetto rues, creuser des égouts, construire des quais et des ponts afin que l'air, l'eau, !es hommes et !es voitures puissent circuler librement». 32 Le preoccupazioni per la salubrità dell'ambiente vengono a som– marsi con istanze di rettificazione delle strade che erano già entrate nella prassi della pianificazione da alcuni secoli, unendo il pregio di offrire percorsi più agevoli per il traffico mercantile a quello di ripro– porre modelli urbanistici di origine classica sempre vivi nella cultura europea. Questo interesse per l'arte e la cultura classica è sottolineato da Michael Greenhalg nel suo studio sul Medioevo: «Alle nuove popo– lazioni . . . accorrevano nel contempo immaginazione e criterio per far uso utilmente delle forme romane. Che una tale rielaborazione fosse possibile riflette non solo la ricchezza delle antichità romane ... ma anche la particolarità del Medioevo, per il quale l'Antichità costi– tuì, in tanti campi, un metro e un'aspirazione». 33 E Françoise Choay, 34 trattando anch'essa della permanenza dei canoni dell'arte classica nella tarda Antichità e nel Medioevo, cita in particolare le «rinascenze» dell'VIII e IX secolo nel quadro della politica carolingia e dell'XI e XII secolo sotto l'impulso dei grandi abati umanisti. Proprio in questi secoli le trasformazioni politiche che portano all'autonomia dei Comuni e quelle economiche che vedono un forte incremento degli scambi commerciali provocano l'aggiunta di parti nuove alle antiche città oppure la fondazione di nuovi centri come i «borghi franchi» in Italia e le «villes nouvelles» in Francia, realizzati secondo criteri urbanistici innovativi, soprattutto con un tracciato a strade rettilinee. La città altomedioevale, dal tracciato viario curvilineo, impostata sulla crux viarum, incrocio tra due strade territoriali e sede del mer– cato alla cui pace veglia la croce posta nel punto d'incontro, si tra– sforma profondamente: ne sono un esempio centri di nuova fonda- 32 ANTOINE PICON, Architectes et ingénieurs, C ir., p. 171. 33 MICHAEL GREENHALG, «fpsa ruina docet: l'uso dell'antico nel Medioevo» in Memoria dell'antico nell'arte italiana, 3 voli., Torino, Einaudi, 1984, l, p. 117. Lo stu– dio spazia dal tardo Impero ai secoli successivi all'epoca ottoniana. 34 FRANçOISE CHOAY, L'allegoria del patrimonio, Roma, Officina, 1995, p. 28.
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