- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997
340 Pierpaolo Careggio caratteristiche generali che connotano questa usanza rifacendoci alla ricerca dello storico Jacques Gélis che ha studiato il fenomeno, in particolare gli aspetti che riguardano il versante francese delle Alpi (J. Gélis, 1993). Dalle fonti egli desume che il répit ha interessato diversi paesi dell'Europa occidentale dalla fine del XIV secolo sino ai primi anni del XX, con una particolare intensità nei secoli XVII e XVIII. Le prime manifestazioni note risalgono al 1388 e riguardano la regione di Avignone; tuttavia solo a partire dal XVI secolo esiste una vera documentazione. Oltre alla Francia, i paesi toccati dal fenomeno sono il Belgio, la Svizzera, l'Italia quasi esclusivamente per quanto riguarda la nostra regione e, in misura minore, l'Austria e la Germania con punte mas– sime nelle Alpi occidentali, e precisamente in Provenza, Delfinato, Savoia e Valle d'Aosta. Per capire il ricorso a questa pratica bisogna immaginare il momento in cui in una famiglia nasce un bimbo morto, le emozio– ni che accompagnano l'evento, la tristezza dei genitori che provano un senso di colpa davanti a quella creatura a cui non riescono neppure ad aprire le porte del cielo. In questo stato di turbamento essi sono disposti a fare qualsiasi cosa e accolgono di buon grado l'eventuale suggerimento di parenti e di amici che li inducono a compiere un tentativo estremo, a esporre il corpo privo di vita davan– ti a una certa immagine sacra a cui si attribuiscono interventi mira– colosi. Risollevata da questa speranza la famiglia decide· di partire: immediatamente si forma un piccolo gruppo, disposto a portare il bimbo nel luogo prescelto e ad attendere qualche segno di vita per potergli amministrare il battesimo e seppellirlo in terra con– sacrata. Il momento successivo è quello del viaggio a cui di solito non può partecipare la madre. Allora si mettono in cammino il padre, uno o più parenti, la levatrice, dalle due alle cinque persone in tutto. Solo in casi di impossibilità l'incarico è affidato a un estraneo, che compie il rituale per conto terzi. .
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