- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997
I santuari à répit della Valle d'Aosta 345 Un'importante regione di "répit" In Valle d'Aosta c'è una forte concentrazione di santuari à répit frequentati fra il XVI e il XIX secolo e distribuiti sul territorio, per– ché ogni zona possedeva il suo. Ne abbiamo individuati dieci, ma pensiamo che ulteriori ricerche possano fornire nuovi dati. È certo tuttavia che nella nostra regione, come in Savoia, «la croyance à ces résurrections passagères (...) s'impose comme un fait massif durant des siècles» (R. Devos, 1991, p. 18) Troviamo la prima menzione del fenomeno nell' Histoire de l'É– glise d'Aoste scritta dal vescovo Joseph-Auguste Due che, in base a un documento contenuto nell'archivio vescovile di Aosta, riferisce di un processo per stregoneria svoltosi il 23 gennaio 1561 nel castello di Fénis. La donna incolpata, una certa Jeanne sposata con Pierre Boch, dichiara fra l'altro di aver avuto un bimbo nato morto e di averlo portato nella chiesa parrocchiale di Ayas perché potesse ricevervi «un bapteme mystérieux» (J.-A. Due, 1911, vol. VI, p. 39). Il Due, spiegando in che cosa consisteva questo rito, ne mini– mizza la portata e lo confina tra le credenze popolari medievali com– battute dal clero come pregiudizi superstiziosi e insensati. La sua affermazione può sorprendere, ma deriva da un senso di imbarazzo di fronte a un'usanza che nell'Ottocento la Chiesa tenta– va di estirpare, ma con cui lui stesso aveva ancora dovuto fare i conti. «C'était la croyance populaire, dans le moyen age, qu'un enfant mort-né, étant transporté en tellieu, avec l'intention de l'initier au sacrement de régénération, revenait un instant à la vie pour etre puri– fié de la tache originelle sans le ministère du pretre et était sauvé. Le clergé combattait ces préjugés superstitieux; mais les populations n' é– taient pas aisées à détromper, elles s'obstinaient dans leurs folles idées» (J.-A. Due, 1911, vol. VI, p. 39). I documenti successivi che abbiamo rinvenuto sono i verbali delle visite pastorali a Issogne e a Valpelline effettuate nel 1567 da monsignor Ferragatta per il vescovo Marc'Antonio Bobba. In essi leggiamo: «Item quia portantur abortini in ecclesia ad baptisandum
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