- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997
I santuari à répit della Valle d'Aosta 361 camme ça on pouvait le baptiser» (Concours Cerlogne 1987, école moyenne XXV Avril d'Aoste et de Cogne). Considerazioni conclusive Per ora la nostra ricerca è conclusa, ma non la giudichiamo esau– rita: la documentazione potrebbe ancora arricchirsi, perché il répit è stato una realtà viva, presente a lungo nel costume locale, almeno quattro secoli, e non è escluso che abbia lasciato altre tracce. I dati trovati non sono numerosi, sono casuali e forniscono informazioni discontinue, ma pur nella loro frammentarietà consentono di defini– re i lineamenti fondamentali di una devozione ormai dimenticata. Ci auguriamo che gli archivi restituiscano nuovo materiale che permet– ta di approfondirne lo sviluppo storico, di valutare la frequenza nei diversi luoghi, di individuare il tipo di persone che vi si recavano e di conoscere meglio il rito, le forme di devozione a cui si faceva ricorso e quanto avveniva presso i santuari. La conoscenza del répit, oltre a interessarci, ha contribuito ad avvicinarci sotto un'angolatura nuova al vecchio mondo valdostano con i parti a rischio fra le mura domestiche, l'elevata mortalità infan– tile, la solidarietà all'interno della famiglia e del villaggio, almeno nei momenti di difficoltà, il senso della vita posto oltre la vita, e quindi una rassegnazione di fondo di fronte alle vicende quotidiane e alla morte, ma non a quella eterna, una fede tenace nella risurrezione, portata però al miracolistico, al magico. Sotto l'aspetto geografico le fonti esaminate confermano che la fascia alpina aveva usi e costumi propri, diffusi indifferentemente al di qua e al di là delle Alpi, in Valle d'Aosta come in Savoia, perché la montagna era un mondo a sé in cui il rilievo non costituiva una bar– riera, ma un punto di contatto fra le popolazioni. Esse ci consentono pure un'altra osservazione: nessuna delle cap– pelle finora individuate è situata ad alta quota e questo attesta che un requisito importante era l'accessibilità non solo in estate, ma lungo tutto il corso dell'anno, perché la devozione non era sporadica.
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