- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997
424 Bibliographie TULLIO 0MEZZOLI, Un giornale cle– ricale "Le Duché d'Aoste" (I 894- 1926), Aosta, Le Chiteau Edi– zioni, 1995. Il giornalismo valdostano, nella sua epoca aurea (1841-1926), ha svolto un ruolo di prim'ordine nel– l'ambito della cultura valdostana, e non ci si può che rallegrare dell'at– tenzione che gli studiosi comincia– no a dedicare a questo fenomeno. L'attenta disamina cui Tullio Omezzoli ha sottoposto uno degli hebdomadaires più prestigiosi, "Le Duché d'Aoste", ne è una riprova. Al tempo stesso essa costituisce, per l'impianto e il taglio metodologico che l'autore ha saputo imprimere alla sua ricerca, un esempio effica– cissimo per tutti coloro che inten– dano accingersi a studi analoghi. Perché la scelta dell'Omezzoli è caduta proprio sul "Duché", un giornale cattolico nato giusto un secolo fa? Soggetto peregrino il suo, che si tollera, come tante altre cose che si stampano oggigiorno, oppure opzione richiesta e motivata dai nostri tempi? L'autore ha certamente operato la sua scelta a ragion veduta. Nessuno può negare l'importanza ed il rilievo che il "Duché" ha avuto nell'ambito valdostano durante la sua lunga esistenza (1894-1926), e per l'accurata forma letteraria, e per la rilevanza dei suoi tempi, e per la sua popolarità presso una cospicua massa di lettori, toccando anche frange dell'opinione pubblica non elitarie né confessionali. Il titolo del saggio non deve trar– re in inganno. L:aggettivo clericale va qui inteso nel suo significato eti– mologico, come «espressione del clero», ed in tal senso è stato più volte riproposto dagli stessi redatto– ri. L'Omezzoli non ha avuto altro obiettivo se non quello di presenta– re in maniera imparziale, direi quasi fotografica, i contenuti del giornale. Un lavoro eccezionale, che ha impegnato l'autore per anni, in cui quest'ultimo praticamente s'ejface, lasciando parlare i testi. Ne esce un profilo globale, analitico e sintetico insieme, tale da rendere pressoché superflua una lettura dei medesimi. L'immagine che di sé offre il "Duché" è quella di un giornale serio, impegnato, non eccessiva– mente polemico - tranne le ecce– zioni di cui si dirà appresso -; il che ha indubbiamente contribuito alla sua fortuna, notevole, come si è detto. A parte il breve periodo redazio– nale che l'autore, seguendo la tradi– zione orale, qualifica dei «preti rossi>>, il "Duché" ha mantenuto pressoché inalterato - e l'autore lo evidenzia assai bene - un suo tono di univocità, sia esso il frutto di un'impostazione deliberata, o forse di una tendenza congenita che ha informato e guidato le varie reda– zioni succedutesi nel tempo, da
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