- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/1997
Bibliographie 425 quella dello Jeantet a quella del Lale-Démoz, attraverso tre episco– pati, tra loro assai differenti: quelli di monsignor Due, di monsignor Tasso e di monsignor Calabrese. Una tematica ovviamente di ten– denza conservatrice, contraddistin– ta da una minuta ed onesta infor– mazione, e centrata su di una forte carica di socialità cristiana, anche se questa presenta aspetti e caratteri– stiche ben diverse dal sistema pre– conizzato a quei tempi dallo Stévenin e dal suo movimento. Da un lato dunque, attraverso l'attenta analisi dell'autore, ci per– viene la conferma di ciò che il "Duché" fu nella sua essenza: dal– l'altro ci è offerta, a sorpresa, una smentita del luogo comune e dell'o– pinione assai diffusa secondo cui il giornale in questione fosse null'al– tro che il portavoce della Curia, ispirato per di più a formulazioni retrograde o addirittura reazionarie. È del tutto naturale, ci sembra, che esso si proponesse una difesa, anche rigorosa, dell'ortodossia dottrinale; se è vero che vi si nota una netta contrapposizione tra clero e laici - ma questa era una prassi comune alla stampa cattolica dell'epoca -, occorre pur dire che questi motivi non vennero presentati, general– mente, in maniera visceralmente cle– ricale, nell'accezione negativa del termme. Si era ritenuto in passato che l'a– pice di un certo oltranzismo fosse stato raggiunto nei due momenti - brevi, a dire il vero - in cui il gior– nale ebbe come redattore lo storico François-Gabriel Frutaz (cui, sia detto per inciso, sembra andare la simpatia dell'autore). Ma così non fu, a quanto risulta. Il Frutaz, con– servatore di gusto medievizzante in campo storiografico, non compare come un assertore o un campione della "reazione", ma piuttosto come un passatista, legato a quel tradizio– nalismo che affondava le proprie radici nel pensiero di un J.-B. de Tillier, radicato nel culto delle libertà locali, ben lontano pertanto da velleità reazionarie. I..:amicizia e la corrispondenza che il Frutaz, per citare un esempio, intrattenne con Piero Giacosa, sembrerebbero con– fermare un suo atteggiamento di cauta disponibilità anche in campo religioso. Paradossalmente, venature di integralismo si riscontrano invece nel periodo in cui la redazione del giornale venne affidata a quell' équi– pe di giovani sacerdoti, con a capo il Manzetti, per i quali l'autore usa la definizione di «preti rossi», dove i ruoli tra conservatori e progressisti appaiono rovesciati. Ecco un tema che indubbiamente meriterebbe di essere approfondito e che potrebbe costituire oggetto di discussione. Una chiave per l'interpretazione di questo singolare fenomeno potrebbe esserci offerta dalla distin– zione - finora non sufficientemente
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