- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
154 Anselmo Lucat revano le strade, per ragioni di lavoro, per recarsi al di là o venire al di qua delle Alpi, soprattutto attraverso i colli del Piccolo e del Gran San Bernardo. Le informazioni e le notizie che essi si passavano l'un l'altro erano necessariamente solo verbali. Per avere le prime notizie scritte non si può andare oltre il secondo secolo a.C. Si trattava, però, di notizie e informazioni molto frammentarie, vaghe e imprecise. La Valle d 'Aosta era conosciuta più che altro per le sue montagne che incutevano terrore ai viaggiatori. Polibio e, successivamente, Giulio Cesare, Strabone e Tito Livio parlano nei loro scritti delle Alpi e dei popoli che tra queste montagne vivevano. Stando alle loro descrizio– ni si trattava di luoghi orribili abitati da popoli crudeli che, racconta Strabone, massacravano «tutti gli abitanti dei villaggi conquistati» senza risparmiare neppure le donne e i bambini. Una migliore conoscenza della Valle d'Aosta, almeno per quanto si riferisce alla valle centrale ed a poche valli laterali, l'avevano i roma– ni che ivi combatterono, si insediarono, vi costruirono importanti opere d'arte e fondarono Augusta Pr::etoria, che, per la ricchezza dei monumenti che si salvarono dalle distruzioni e dai saccheggi, fu chia– mata, in seguito, la Roma delle Alpi. Si tratta tuttavia di notizie e informazioni, come abbiamo detto, non sempre precise e dettagliate, a volte molto superficiali, utili ai soli viaggiatori e ai militari e funzionari che da queste parti transitavano con schiavi al seguito per recarsi oltr'alpe. E questa situazione durò molto a lungo tant'è che ancora nel Medio Evo le Alpi erano temute e descritte come luoghi inaccessibili, domina– ti dalle potenze del male e sede di spiriti maligni. Facevano eccezione alcuni colli e passi attraversati da imperatori e papi anche in autunno avanzato, quando la temperatura più mite di quella attuale ne permet– teva l'attraversamento per buona parte dell'anno, anche in periodi in cui oggi costituirebbero barriera invalicabile se non vi fossero i trafori che permettono il traffico da e per Francia e Svizzera durante tutto l'anno. Verso la fine del XVI secolo abbiamo le prime notizie sulle anti– chità romane di Aosta e sull'arco di Augusto che, ad esempio, Giovanni Botero, scrittore politico (1544-1617), nelle sue Relazioni universali, ampio trattato di geografia politica, giudica «molto bello». Dettagliate descrizioni di Aosta e dei suoi monumenti romani co– me pure cenni ad acque minerali e termali si trovano anche nell' His– torique de la Vallée d'Aoste di Jean-Baptiste de Tillier il grande storico
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