- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000

202 Sandra Barberi mito di Apollo, e inoltre la Morte di Argo; 34 il dipinto al di sopra del camino raffigura una veduta paesaggistica con un corso d'ac– qua e scorci boschivi animati da piccoli personaggi - una donna con un bambino e un cane e un vecchio viandante seduto in primo piano, un pastore e altre due figurine sullo sfondo (fig. 12). Le pareti di questa stanza conservano l'unica tappezzeria origina– le rimasta in loco, in gros de Tours di seta color senape con effetto moiré, mentre lo zoccolo ligneo includeva riquadri dipinti con vasi di fiori ancora parzialmente visibili sotto la ridipintura recente. Dell'arredo originario fanno parte il palchetto intarsiato, decora– to al centro·da una stella a otto punte (motivo che si ritrova anche nel palchetto della stanza seguente), il bel lustro di Murano e la consolle in legno intagliato e dorato con il piano di marmo grigio intarsiato di marmi policromi, sormontata dalla specchiera, opera di ebanista piemontese o francese della prima metà del XVIII secolo. La stanza attigua verso est, oggi adibita a camera da letto, presenta un complesso partito decorativo che finge una serie di riquadri con cornici a rilievo dorate e di stucco, disposti intorno al gruppo centrale con Flora e Zeflro, l'unico tema non trattato nelle Metamorfosi, ma presente nei Fasti di Ovidio (V, 193-214): la dea della fioritura e il suo sposo dalle ali di farfalla sono assi– si tra le nubi accompagnati da amorini con fiori e ghirlande, in una aerea composizione che riecheggia il medesimo soggetto dipinto da Giambattista Tiepolo al Palazzo Labia di Venezia (fig. 13); curiosamente l'attitudine di Flora con il braccio destro leva- 34 Al centro del dipinto si vede un corpo decapitato riverso sulla roccia sotto un albero; la presenza di Mercurio e di Giunone sul suo carro tirato da una coppia di pavoni consente di identificare il soggetto, non immediatamente riconoscibile, con la morte di Argo (Metamoifosi, I, 668-721). La vicenda è legata a una delle numero– se scappatelle amorose di Giove, il quale si era invaghito di Io e per sottrarla alla gelo– sia di Giunone l'aveva trasformata in giovenca, affidandone la custodia a un gigante dai cento occhi di nome Argo. Su incarico di Giunone, Mercurio mozzò la testa ad Argo, dopo averlo addormentato al suono della sua musica; Giunone prese i cento occhi di Argo e ne fece l'ornamento della coda dei suoi pavoni.

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