- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
Una dimora neoclassica sulla collina di Aosta: Casa Bibian 205 e Apollo e Corònide 39 • Mentre nel salone i soggetti delle sovrap– porte sono collegati da un nesso tematico e nella camera da letto dalla continuità del racconto, qui e negli ambienti descritti in seguito i soggetti paiono .accostati liberamente, senza un' appa– rente giustificazione logica. Appartengono all'arredo originario la piccola consolle settecentesca collocata tra le due finestre, in legno laccato di verde con intagli dorati, e la specchiera sopra– stante. La biblioteca presenta una decorazione distribuita in spec– chiature rettangolari incorniciate da una semplice greca, con l'aggiunta di riquadri a losanga con rosoni, e raccordate da leg– geri motivi vegetali arabescati (fig. 16). Il centro del soffitto è occupato da un riquadro mistilineo con il Commiato di Adone da Venere, dove la dea cerca di trattenere il giovane impaziente di partire per la caccia con i cani al guinzaglio e la lancia in pugno. La scena è un altro omaggio del giovane Artari alla gran– de pittura veneta: il dipinto è infatti una ripresa letterale di Tiziano, che del mito di Veneree Adone diede un'interpretazio– ne originale rispetto alla storia narrata da Ovidio nel decimo libro delle Metamorfosi (524-559). Il bellissimo giovane amato dalla dea era un appassionato cacciatore; Venere, paventando una disgrazia, aveva sempre cercato di distoglierlo dalla sua occupazione prediletta, finché una volta Adone approfittò della sua momentanea assenza per andare a caccia di cinghiali, andan– do così incontro alla morte. Tiziano rappresentò Adone incu– rante degli ammonimenti di Veneree insensibile alle sue suppli- sformò la povera Callisto in un'arsa. La scena dipinta, dove si vede un cacciatore che insegue un orso, si riferisce alla seconda parre della storia: anni dopo Arcade, divenu– to valente cacciatore, per poco non uccise un'orsa ignorando che fosse la madre. Giove intervenne allora pietoso e li mutò entrambi in costellazioni (Metamoifòsi, II, 401-453). 39 La ninfa Corònide fu un altro dei numerosi amori di Apollo, che aveva posto a guardia dell'amara un corvo bianco. Il corvo la sorprese insieme con un altro e lo riferì ad Apollo che, folle di gelosia, uccise Corònide con una freccia, salvandone il figlio non ancora partorito, e punì il corvo rendendolo nero (Metamoifòsi, I, 602- 620).
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