- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000

210 Sandra Barberi tenente all'arredo originario della casa, ornata da preziosi intagli lignei dorati, opera di ebanisteria piemontese o francese della seconda metà del Settecento. Nelle due stanze attigue al salone la ridipintura recente del sof– fitto ne cela l'aspetto originario, forse ornato da pitture; restano comunque le sovrapporte con i soggetti ovidiani, rispettivamente Cadmo che semina i denti del drago (seguito della storia narrata nella sovrapporta della camera precedente) e la Discesa di Giunone agli inferi 52 in un locale, Ascàlajò trasformato in gufo da Prosèrpina 53 e la Visita di Minerva alla dimora dell1nvidia 54 nel– l'altro. In quest'ultimo ambiente si segnala il bel palchetto origi- 52 Il soggetto si ricollega alla vicenda di Cadmo, che aveva sposato Armonia, una figlia di Marre e Venere. La loro figlia Ino, sposa felice di Atamante, aveva allevato Bacco attirandosi l'ira di Giunone. La dea- riconoscibile nel dipinto per la presenza del pavone- scese negli Inferi per preparare la sua vendetta con l'aiuto delle Furie, spiriti femminili dalle chiome serpenriformi che sconvolgono la menre (Metamoifòsi, IV, 447-480; nella scena, come sempre ricca di particolari puntigliosamente aderen– ti al racconro di Ovidio, è rappresentato anche Cerbero, il cane a tre teste che custo– diva le porte dell'Ade). Il drammatico seguito della storia è illustrato in una sovrap– porta dell'ultima camera: impazzito per opera della Furia Tisìfone, Atamanre uccise il figlioletto Learco facendolo roteare e scagliandolo contro le rocce. Allora Ino, fuori di senno per il dolore, si gettò in mare da una rupe con l'altro figlio Melicerta (Metamoifòsi, IV, 510-540). 53 l: episodio si riconnette al ratto di Prosèrpina da parte di Plutone. Alla regina dell'Averno fu concesso di ritornare per sei mesi all'anno dalla madre Cerere, a patto che non toccasse cibo; ma Prosèrpina colse una melagrana e ne mangiò alcuni chic– chi. Ascàlafo, figlio deii'Acheronre, denunciò la disobbedienza, impedendo così di ritornare sulla terra a Prosèrpina, che lo maledisse e lo trasformò in un gufo, uccello del malaugurio (Metamoifòsi, V, 533-552). 54 In seguito al fallito tentativo di Vulcano di violenrare Minerva, era nato dalla terra Erictonio; affinché la cosa non si risapesse, la dea rinchiuse Erictonio in un cesto che affidò a una fanciulla di nome Aglauro con l'ordine di non aprirlo; ma Aglauro, vinra dalla curiosità, disobbedì. Per punizione Minerva si recò dall'Invidia e le chiese di infettare la giovane: così Aglauro scacciò la sorella Erse amata da Mercurio e fu da questi trasformata in statua. La sovrapporta rappresenta con gran– de fedeltà al testo ovidiano la visita di Minerva all'Invidia: la dea bussa con la punta della lancia all'uscio della dimora, in fondo a una valle senza sole e stillante di nero marciume, ed entra menrre l'Invidia, macilenra, con il petto verde di fiele, mangia carne di vipera spargendo inrorno a sé brandelli di serpenre (Metamoifosi, II, 760-782) .

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