- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
Storia e liturgia nel culto di S. Orso 227 gata sul recto in esteso e sul verso in modo sunteggiato; curiosamente, il medesimo primo confine è detto sul recto "terra sancti Ursi", e sul verso "terra sancti Ursi et terra de comitatu", segno che vi era una identificazione risaputa tra alcuni possedimenti dei canonici di S. Orso e beni comitali. :Linevitabile perplessità davanti ad una tale affermazione diminuisce se si rammenta che il vescovo di Aosta Burcardo era figlio del conte Umberto e fratello del successore, il conte Oddone: la stessa famiglia gestiva il potere civile e quello reli– gioso, nonché i relativi beni. 32 La donazione di Letardo è fatta ad una "società" di quattro cano– nici, di cui Letardo stesso fa parte - Letardus, Constancius, Vuarembertus, Natalis- e ha questo scopo: fino a dopo la sua morte essi (lui compreso) devono celebrare o far cantare la messa ogni lunedì, mercoledì e venerdì per la salvezza eterna di Letardo e dei suoi genitori. Nel caso che uno dei "soci" venga a morire, i rimanenti hanno la potestà di sceglierne un altro per quel servizio in ipsa ecc/e– sia (il che implica che nella chiesa di S. Orso vi fossero più di quat– tro canonici). Da questa charta emerge un altro aspetto rilevante per com– prendere il clima culturale. Se non di rado arenga e narratio dei documenti di quest'epoca adducono riferimenti religiosi che coprono interessi economici e politici, si trovano, invece, delle donazioni che non hanno altra contropartita, se non un vantaggio spirituale: è il caso del presbitero Letardo, che dona alcuni suoi beni perché la sua anima tragga beneficio dalla preghiera dei con– fratelli. Anche un tale Guntardo, nel 1035, dà ai canonici di S. Orso una vigna sita "in Auciano" affinché quotidianamente ne bevano il vino e, riconoscenti, preghino per la sua salvezza eter– na. 33 Queste annotazioni rivelano una religiosità diffusa e sentita, che dovrebbe indurre a leggere nelle motivazioni spirituali degli atti pubblici qualcosa di più che semplici formule conven– zionali. Tornando al problema dei complessi rapporti di proprietà, osser– viamo che, nell'XI secolo, i canonici della Cattedrale e quelli di S. 32 C. VALENZA, La diocesi di Aosta cit., pp. 105-106. 33 L. SCH!APARELLI, Charta Augustana ci t., p. 64.
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