- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
238 Paolo Papone - Viviana Vallet Confrontando questa bolla con quella di Onorio II a Saint– Maurice d'Agaune, si nota come a S. Orso non si accenni a difficoltà numeriche tali da far procrastinare l'elezione del priore. Si percepisce, invece, che a S. Orso la transizione dalla condizione secolare a quella regolare è prevista in modo graduale: nella bolla non si afferma che tutti i canonici di stanza a S. Orso abbiano abbracciato la vita rego– lare, ma si prescrive che, alla morte dei canonici secolari attualmente residenti a S. Orso, prendano il loro posto solo canonici regolari. Con la regola, viene approvata anche la personalità giuridica, per cui la chiesa di S. Orso può legittimamente e autonomamente rice– vere donazioni e possedere beni. Tutto questo ha avuto l'assenso del vescovo, del prevosto Bosone, dell'arcidiacono Stefano e dell'intero Capitolo della Cattedrale. Il vescovo Erberto favorisce, dunque, la trasformazione del Capitolo di S. Orso in un vero e proprio monastero con vita secon– do la regola. Fa questo chiedendo la conferma pontificia (1132) e donando ai canonici regolari di S. Orso- su indicazione del medesi– mo papa Innocenza II trasmessa da Pietro, metropolita di Tarentasia, e sempre con il consenso del prevosto Bosone, dell'arcidiacono Stefano e 'di tutto il Capitolo della Cattedrale- le relative case cano– niche e la "sacrestia'' (1133-1134): 64 "Quecumque in nomine domini fìunt, rata et stabilia inposterum esse debent. Qua propter ego Herbertus episcopus Augustensis consilio et precepto domini pape lnnocentii secundi per manum Darendasiensis archiepiscopi domini Petri viri utique religiosi, concedentibus et laudantibus prelatis sancte Marie matris ecclesie, Bosone scilicet preposito et Stephano archidiacono et assensu totius capiruli, dono et concedo canonicis regularibus qui in ecclesia sancti Ursi Augustensis positi sunt, ve! qui in ea inposterum canonice vixerint, omnia bona ecclesie, canonicas scilicet et sacrestiam. Ira tamen quod quamdiu ve! sacrista ve! 64 HPM, Chartarum, II, n. CLXXII, coli. 218-219; J. BOSON, Paléographie v"aldo– taine, l'" partie, Aoste 1950, pp. 16-17. Mons. J. A. Due (HEA, t. l, pp. 334-335) vi legge la ripartizione di tutti i beni che prima erano in indiviso tra i due capitoli. Il pro– blema è l'interpretazione del scilicet: "omnia bona ecclesie. canonicas scilicet et sacrestiam"; le case canoniche e la "sacrestia" paiono essere l'esplicitazione di quegli omnia bona eccle– sie, non un'aggiunta, tanto che ii· prosieguo chiarisce le modalità del trasferimento di proprietà di tali beni immobili e mobili.
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