- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
248 Paolo Papone - Viviana Vallet na s. Pietro e s. Orso: ci si può chiedere se si tratti di semplice con– suetudine oppure di un deliberato obliterare il riferimento petrino alla sede apostolica. Interessante è pure la menzione dell'arcivesco– vo di Tarentasia, il cui intervento motiva la donazione. Vi è una differenza significativa tra il vescovo di Ivrea Guido che, nel 1135, donava ai canonici regolari di S. Orso le chiese di Pavone e di Quarto "pro anime sue mercede et suorum tam successorum quam predecessorum et pro animabus patris et matris", e il vescovo di Aosta Armanno, che dona ai medesimi la chiesa di Gressan "roga– tu enim domini archiepiscopis Darendasiensis Israhelis". La dona– zione del vescovo non ha altra motivazione se non la richiesta del metropolita, davanti alla quale è difficile opporre un rifiuto. Anche la formula conclusiva di minaccia è indicativa dell'atteggiamento di questo vescovo: "auctoritate dei et beate Marie et omnium Sanctorum anathematis gladio perfodimus"; paragonandola con quella di Erberto del 1133-34: "auctoritate Dei Patris omnipoten– tis et beate Marie et beati Petri apostoli et beati Ursi confessoris et omnium Sanctorum Dei et nostra, sit excommunicatus et a sancta Ecclesia segregatus, donec resipiscat et condigne peniteat", vedia– mo mancare la menzione di s. Pietro apostolo e di s. Orso. Poiché il provvedimento è a favore dei canonici ursini, la mancata citazio– ne dei patroni può far pensare a qualche tensione con la Collegiata. Una differente disposizione d'animo tra i due vescovi si vede pure nel modo di minacciare la scomunica: Erberto la intende come una pena medicinale, destinata alla resipiscenza del reo e alla sua degna conversione, Armanno la interpreta come una spada con cui tra– figgere: 84 "In nomine domini ego Armannus Augustensis episcopus canonicis regularibus sancti Ursi concessionem facio quam imperpetuum fìrmam et stabilem esse volo. Rogatu enim domini archiepiscopi Darendasiensis Israhelis et presentibus matricis ecclesie nostre prelatis, Bosone scilicet preposito et Stephano archidiacono cum aliis pluribus canonicis nostris, concedo regulariter viventibus in ecclesia sancti Ursi, ecclesiam sancti Stephani de Grazano, et ea que ipsa ecclesia a principibus iuste poterit aquirere. Si ergo aliqua inposterum ecclesiastica secularisve persona 84 HPM, Chartarum, II, n. CXCII, col. 240.
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