- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000

Storia e liturgia nel culto di S. Orso 279 BC 18, notiamo che molte varianti testuali dipendono semplicemen– te dalla divisione della Vita, distribuita nelle pericopi liturgiche: spes– so diventa necessario ribadire il soggetto o ricordare il contesto della pericope precedente. È interessante il cod. BC 39, il Passionarius novus della Catte– drale, del XV secolo: più che di un "nuovo", si tratta di un codice "rinn.ovato", in quanto molte parti sono state raschiate e riscritte, operando anche parecchie correzioni al testo originale, sia sulle men– de di copiatura, sia su certe asprezze stilistiche dei codici precedenti. Ne risulta così un testo molto buono, anche troppo buono per esse– re creduto originale, per cui opteremo sovente per la lectio difficilior. Al polo opposto, quanto a buon latino, sta il breviario di Taren– tasia (Lyon, Bibliothèque Municipale, Fond Général 560), che pre– senta un'impressionante serie di svarioni, tra i quali non possiamo esi– merci dal segnalare l'incipit: in nomine sancte et dividue trinitatis. Il cod. XXVII della Biblioteca Capitolare di Novara, anch'esso del XV secolo, offre delle modifiche di uno stile piuttosto differente: il copista non ha un latino molto sicuro, poiché sbaglia gli accordi tra predicato (dignatus est) e soggetto (dei virtus divinaque clementia; dei gratia), nonché confonde congiuntivo (aderent) e indicativo (ade– rant), quidam e quidem. Per di più si permette di dare, su s. Orso, in– formazioni biografiche molto precise, alle quali nessun altro prima di lui parrebbe aver avuto accesso ... Si aggiunga che, per la prima parte, il codice di Novara ricalca esattamente il cod. XXXIV di Vercelli (la pagina della Vita di s. Orso è del XII-XIII secolo) fin nelle inversio– ni di posizione delle parole e in alcune peculiari varianti di frasi. La traduzione pone un altro genere di problemi. Trattandosi di codici manoscritti, tutti soffrono di errori di copiatura. Poiché non ha senso tradurre gli errori, nasce il bisogno di un textus optimus che non si trova in nessun manoscritto, ma che potrebbe essere ricostrui– to collazionando i vari testi. Questo è un tipo di lavoro che ha una lunga tradizione nel campo biblico, e una metodologia ormai affina– ta. Bisogna, però, definire preliminarmente alcuni criteri nella scelta delle varianti. Particolarmente operando sul Nuovo Testamento, si è usato spesso il principio della lectio difficilior, notando che autori come

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=