- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000

Storia e liturgia nel culto di S. Orso 331 che sia stato loro sottratto qualche bene prezioso, ma non si avvedo– no che, in realtà, hanno tutto quello che desiderano; sono ciechi e bramosi perché non sono uomini di preghiera. Ecco perché non sono degni di usare le parole di Gesù nell'ora suprema del Getsemani. In armonia con tale trasposizione simbolica, la seconda redazione qui pone meno in luce la figura di s. Orso, rinunciando al duplice titolo pieno di deferenza beata confessio, ovvero "beato confessore per eccel– lenzà' (astratto al posto del concreto), e sottolineando piuttosto l'im– portanza della beatissima oratio che dà consolazione. La replica di s. Orso ha due tonalità diverse nelle due redazio– ni: nella farfense è consolante, in quella aostana è piena di fiducia nel Signore. Tale differenza sarebbe immotivata se non riflettesse l' atteg– giamento dei canonici regolari di S. Orso davanti a coloro che li accu– savano di aver sottratto dei beni. Inoltre, mentre nella prima redazio– ne la preghiera è in funzione dell'udire quel che si vuoi sapere (grazia domandata l grazia ricevuta), nella seconda si tratta di mettersi alla presenza del Signore, che è pieno di misericordia e di benignità e che tutti ama, e di supplicarlo per la propria salvezza; solo allora si potrà ricevere la spiegazione, non di quel che si vuole sentire (prima reda– zione), ma di ciò che è realmente necessario. 539 Nella prima redazione il servo semplicemente fa quel che il santo gli aveva detto, per meritarsi la consolazione che cercava. Nella seconda redazione il giovane è detto libentissime oboediens, che è l'at– teggiamento caratteristico del monaco: "disciplinam diligat eamque libenter suscipiat"; "per omnia sit obediens". 540 Nella successiva domanda, s. Orso, nella prima redazione, chie– de al cavallaro quanti cavalli ha portato al pascolo; nella seconda, quanti cavalli sono stati affidati alle sue cure e alla sua custodia e quanti lui ne ha abbandonati nei pascoli. Parrebbe esserci qui un leg– gero accento polemico verso chi ha trascurato ciò che gli era stato affidato e poi protesta perché gli è stato sottratto. Nel dialogo che segue, s. Orso fa notare al giovane - nella 539 AGOSTINO o'lPPONA, La Regola, Palermo 1986, p. 25: " Et ideo quanto amplius rem communem quam propria vestra curaveritis tanto amplius vos profìcisse noveritis ut in omnibus quibus utitur transitura necessitas superemineat que permaner caritas". 54 ° Cod. GS 135, f. 62'·v.

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