- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000

Storia e liturgia nel culto di S. Orso 333 offriva il termine puer, che era decisamente più corto. Tutto ci porta a pensare che, all'epoca in cui il capitello fu eseguito, i canonici per– cepissero qualche forma di violenza da parte dei servitori del vescovo, come si intuisce dalla già citata didascalia nella parte superiore del capitello (''qui nos item pugnant"). l? epilogo: triste fine di Ploceano e gloria di s. Orso Ploceano "erà' il pontefice di quella città, secondo il primo redattore, mentre, a dire del secondo, lo "sembravà' soltanto (videba– tur), risultava esserlo: l'apparenza inganna, e anche un pastore della chiesa può contraddire clamorosamente la sua identità e la sua mis– sione. Quale triste esperienza s'è fatta, per giungere ad insinuare un simile dubbio? S. Orso (seconda redazione) si rivolge al vescovo chia– mandolo rispettosamente non solo mi domine (come nella prima redazione) , ma anche pater, e Ploceano gli risponde ingannandolo lfallens). Quale vescovo recente (pensiamo al Xli s., attenendoci al testimone più antico della seconda redazione, GS 2) ha lasciato un ricordo tanto tetro di sé, da dover dire che la sua era mera apparenza di pastore? Abbiamo parlato finora di un secondo redattore, ma forse più di una mano ha collaborato alla versione valdostana della Vita di s. Orso. Nel racconto del cavallaro il titolo Concilia Dominorum Sanctorum Martyrum della più antica redazione era stato accurata– mente sostituito in quella più recente con espressioni quanto mai vaghe; ora la chiesa dove s. Orso presta il suo servizio (era custos) è intitolata chiaramente a San Pietro. Non c' è alcuna ragione per cui il redattore abbia taciuto il nome di Pietro nell' episodio preceden– te e ora lo abbia menzionato. A meno che i redattori siano più di uno. Un altro tratto, presente nella redazione più antica, è stato espunto da quella valdostana: secundum consuetudinem vicis sute red– dendi officium. Se si trattasse semplicemente della dimensione comu– nitaria della vita religiosa, non avrebbe senso espungerla. I religiosi non vanno a turno a celebrare l'ufficio, ma tutti insieme, coralmen– te. Si potrebbe ipotizzar~, piuttosto, un riferimento alla prassi della laus p erennis, introdotta in occidente dal monastero di Lerins, per cui

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