- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
336 Paolo Papone - Viviana Vallet Si può ancora considerare che nel 1133 o 1134 il vescovo Erberto, con l'assenso del prevosto Bosone, dell'arcidiacono Stefano e dell'intero capitolo, dona e concede ai canonici regolari che si tro– vano nella chiesa di S. Orso di Aosta, tutti i beni della chiesa, immo– bili e mobili. 549 La formula dono et concedo parrebbe riflettere un tito– lo di proprietà piena del vescovo; d'altra parte, l'assenso del prevosto, dell'arcidiacono e di tutto il capitolo, fa pensare che quei beni faces– sero fino ad allora parte del patrimonio indiviso dei due capitoli, e ora ne vengano scorporati a favore dei canonici regolari di S. Orso. Tale divisione dei beni non deve essere stata indolore, se vent'anni dopo (1152) il vescovo Arnolfo deve di nuovo concedere che i posse– dimenti dei canonici di S. Orso vengano attribuiti all'autorità del priore e del suo capitolo, senza che i prevosti più se ne occupino. Su questo sfondo si potrebbe intendere nella domesticitas anche un'allu– sione alla possibilità di disporre delle proprie case. Nella prima redazione il vescovo Ploceano replica ad Orso in modo che il lettore non può ancora sospettare il tragico epilogo; inve– ce la seconda redazione avverte il lettore che il vescovo sta ingannando lfallens) s. Orso con quelle parole: "securus, nulla pertimescens malà'. Nella risposta che s. Orso, dopo aver parlato con il vescovo, porta al servo rifugiato in chiesa, la prima redazione cita il vangelo di Giovanni "amplius noli peccare" (Gv 8,11), mentre la seconda omet– te significativamente la citazione, così come cambia l'ex hac culpa in un più neutro ex hac re: l'unica ragione plausibile è che non ci sia stato peccato né colpa precedente, e dunque è un'implicita dichiara– zione di innocenza. Inoltre la seconda redazione spiega l'indulgenza del vescovo come assenza di impedimentum: la carta del 1152 ricono– sce che la chiesa di S. Orso ha dovuto far fronte molte volte a situa– zioni pesanti, conseguenti a comportamenti disordinati, 550 lesivi della vita concorde dei fratelli. 549 HPM, Chartarum, II, n . CLXXII, coli. 218-219. 550 Il vescovo Arnolfo, canonico regolare agostiniano, primo priore di S. Orso, nel– la carta del 1152 usava un termine, inordinate, il cui senso ben si comprende se si cono– sce l' ordo canonicus dei canonici agostiniani di quell'epoca. Cosl scriveva Ugo di S. Vittore: "Frater qui vult concorditer vivere. prius debet pravos mores relinquere. ne per– versus sit. inordinatus. indisciplinatus. ne anxietate sua ceteros premat" (PL 176, col. 889; cod. GS 135, f. 89').
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