- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
510 Lorenzo Appolonia LE INDAGINI NON DISTRUTTTIVE Le opere e gli oggetti d'arte fanno parte di quel patrimonio inso– stituibile che riportano a noi la storia e la cultura di un popolo, di una regione o anche di una realtà più limitata, come quella di una città. Per evitare interventi inutili ed invasivi della superficie dell'o– pera, sono stati, da qualche decennio, messi a punto metodi analitici da effettuarsi direttamente sul posto e che non richiedono alcun pre– lievo di materiale, tali tecniche analitiche sono chiamate "non distrut– tive". Dopo una campagna di rilievo, grafico e fotografico, si è cerca– to di mappare la composizione dei differenti materiali utilizzati per la decorazione. Per fare questo si è utilizzata una tecnica analitica non distruttiva in spettrofotometria di fluorescenza ai raggi X, fornita dalla ditta Italstrutture di riva del Garda [foto 1]. Questo strumento d'analisi è in grado di rilevare la composizione degli elementi chimi– ci presenti, o per lo meno di quelli con numero atomico superiore a 20. La particolarità del tipo di strumento utilizzato era data dalla sua trasportabilità che ha permesso il suo impiego su tutti i tre piani del ponteggio. Lo scopo iniziale, di avvalersi di una diagnostica rapida e poco invasiva per ottenere dei dati conoscitivi, fu vanificato dalla valuta– zione dei primi risultati ottenuti. In alcuni casi, per esempio, la pre– senza di certi elementi era plausibile e concordava con l'aspetto dei colori analizzati, mentre in altri casi non vi era corrispondenza fra i dati ottenuti e ciò che si poteva vedere e supporre. Questo era dovu– to alla capacità di penetrazione della radiazione X, da qualche mm a qualche rm secondo il tipo di elemento chimico presente, la quale era in grado di passare lo strato più esterno della superficie fornendo un dato analitico che era la somma anche dei vari strati di policromia sottostanti. Questo risultato ha vanificato l'idea che la tecnica utiliz– zata fosse sufficiente a fornire i dati necessari per un'analisi definiti– va. Si è dovuto, quindi, rivedere il piano di diagnostica e, in partico– lare, si sono valutate le disomogeneità emerse nella prima fase, foca– lizzando l'attenzione sulle zone ad essi corrispondenti. È stato quindi predisposto il prelievo di campioni da esaminare successivamente in laboratorio. Su questi campioni il Laboratorio di Analisi della Soprintendenza ha effettuato una serie di differenti analisi finalizzate al riconoscimento degli strati di policromia presenti 1 e alle manife-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=