- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
La facciata policroma della Cattedrale di Aosta 511 stazioni di degrado più evidenti. La maggior parte dei campioni ha permesso la predisposizione di sezioni stratigrafiche. Questo tipo di preparazione del campione 2 ha permesso di effettuare differenti e successive serie di rilevamenti, ad iniziare dall'identificazione degli strati policromi, alla loro distribuzione stratifica [Foto 2] e al ricono– scimento dei prodotti di neoformazione dovuti a fenomeni di degrado. Le tecniche analitiche utilizzate sono state quelle in possesso del laboratorio e in particolare: la cromatografia ionica, utile per ricono– scere e valutare i tipi di efflorescenza salina; la diffrattometria e microdiffrattometria ai raggi X, capace di definire i composti cristal– lini sia dei pigmenti sia degli stucchi e degli intonaci; la microscopia ottica, attraverso la quale si è potuto riconoscere gran parte dei pig– menti e della tecnica pittorica utilizzata nella preparazione della poli– cromia e, in ultimo, la spettrofotometria all'IR con la quale si è cer– cato di individuare la presenza di eventuali parti organiche aggiunte a quelle minerali. Quest'insieme di indagini incrociate ha permesso di ottenere le informazioni capaci di rispondere sia ai quesiti utili per la progettazione dell'intervento di restauro sia a quelli collegati allo studio delle tecniche artistiche. I RISULTATI Lo studio e la semplice lettura delle sezioni stratigrafiche ha con– fermato la presenza di più strati pittorici e, quindi, l'esistenza di un intervento di ridipintura che aveva pesantemente modificato, in modo particolare, l'aspetto cromatico della parte scultorea [foto 3]. La carenza di fonti storiche non permetteva di risalire al periodo sto– rico in cui tale operazione era stata condotta, inoltre, non si poteva a priori conoscere l'entità di pittura originale ancora presente. La diagnostica ha permesso di recuperare i dati utili a delimitare il periodo storico in cui è avvenuto l'intervento di ridipintura. I risultati analitici sulla conoscenza dei pigmenti hanno mostrato che le parti ridipinte mostrano un forte uso del bianco di piombo (biac– ca) e dell'oltremare artificiale (lapislazzuli sintetico) [foto 4]. Questo secondo pigmento, in particolare, è indicativo di un periodo di uti– lizzo che non può essere anteriore al 1800, in quanto la sua produ– zione sintetica ha inizio da quel periodo. Quest'indicazione ci ha
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