- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2000
622 Bibliographie plicata, tormentata ed in parte tutto– ra irrisolta vicenda della storia con– temporanea della Valle, ove aveva già offerto ampi saggi delle sue capacità. È stata in particolar modo la crisi degli anni 1943-1946 a polarizzare l'attenzione dell'autore su uno dei momenti più oscuri e contraddittori della nostra storia, fonte di innume– revoli polemiche ben lontane dall'es– sere sopire e alle quali il libro del Nicco apporta un contributo non indifferente di informazione e di chiarezza. Questo grazie alla docu– mentazione tratta dall'Istituto Storico della Resistenza, dove sono confluiti in questi ultimi tempi fondi archivistici di estrema importanza. Avvalendosi, con qualche riela– borazione, dell'apporto di preceden– ti suoi scritti; l'autore mette a fuoco alcuni problemi di grande attualità, quali il Federalismo e l' État régiona~ che per decenni sono stati al centro della riflessione preveggente del– l'abbéTrèves, di Émile Chanoux, del canonico Bréan e di Lino Bine!. È più che ovvio che non tutte le 9 Carnico Nicco mi consentirà, a mo' di esempio, una breve puntualizzazione su quanto esposro alle pagine 96-98 del tesro. Per ciò che concerne la visita ad Aosta di Mussolini, mi pare del rurro naturale che il vescovo Imberti, come vuole la prassi, abbia ricevuro a Casa Litroria, inaugurata in quel– l'occasione, il Capo del Goveno. Quanto all'"esaltazione del regime" (espressa, para– dossalmente, in buona lingua francese!) da parte della "Revue Diocésaine" in determi- tesi dell'autore siano condivisibili. Alcune considerazioni postulano senza dubbio ulteriori precisazioni e andrebbero rivisitate in un più am– pio contesto. 9 In ogni caso, la sintesi tracciata dal Nicco in questa prima parte del volume costituisce nel suo insieme, per i motivi che abbiamo lunga– mente esposti, un valido lavoro, fondato com'è su dati obiettivi, cui non fa difetto una forte carica di responsabilizzazione. Il che non mi pare cosa di poco conto. La seconda parte del volume, di natura prettamente archivistica, con– siste in una ricca rassegna documen– taria (complessivamente 60 testi, i cui regesti sono redatti in lingua france– se) che rappresenta, se non vado erra– to, un "unicum'' nella storiografia val– dostana. Nulla di simile era stato sinora organicamente attUato. Non si tratta, come si è già det– to, di una semplice appendice avulsa dal contesto, bensì di un "corpus" di documenti indissolubilmente legati alla parte "narrativà' dell'opera, in nate circostanze nel 1936, mi chiedo quale diverso arreggiamento avrebbe realistica– mente potuto assumere il giornale diocesa– no in tali frangenti. Non va dimenticato infine che la maggior parte del clero valda– stano nutrì, nei confronti del fascismo, sen– timenti non precisamente idilliaci e che lo stesso vescovo Imberri, pur fautore dell'ita– lianizzazione, non si adoperò mai contro la lingua francese, quando preminenti esigen– ze pasrorali lo richiedessero.
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