- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2003
AlbertoIli, Artari e altre maestranze ti cinesi in Valle d'Aosta 165 Per quanto concerne i dipinti murali, una loro esecuzione da parte del solo Luigi Artari parrebbe poco probabile, se consideriamo che l'intervento fu effettuato entro il primo decennio dell'Ottocento -poiché Martinet morì nel1810- quando Artari, poco più che ven– tenne, aveva appena terminato l'Accademia. Inoltre, la successiva produzione lasciata in Valle d'Aosta da Luigi non sembra presentare particolari affinità con i dipinti murali eseguiti nella dimora dal pit– tore più abile, mentre alcune analogie paiono riscontrabili con le scene realizzate dell'artista meno sperimentato. Alla luce di queste considerazioni, si può ipotizzare come - grazie all'incontro a Brera con Giocondo ed alla solidarietà che legava le maestranze ticinesi operanti lontano dalla terra natale - al giovane Artari venisse offerta l'opportunità di unirsi all'équipe aostana guidata dagli Albertolli, quale aiuto di un artista più esperto. L'attività di Luigi Artari dopo villa Martinet La scomparsa dei due Albertolli pose fine ad un momento artisti~ co particolarmente fortunato per la Valle d'Aosta, i cui esempi più rimarchevoli sono costituiti dalla realizzazione degli stucchi del Vescovado e dalla costruzione e decorazione della residenza per il sot– toprefetto Martinet. Paradossalmente, per i contatti culturali che essa presupponeva, la decorazione della dimora rappresentò per Luigi Artari il momento culminante, seppure iniziale, della sua carriera. Dopo questo episo– dio, egli restò a lavorare in Valle d'Aosta, impegnato quasi esclusiva– mente per la locale committenza religiosa, che spesso nutriva mode– ste aspettative e disponeva di mezzi economici assai limitati. Il suo primo intervento documentato si riferisce agli affreschi ese– guiti nella chiesa parrocchiale di Hòne, nel 1811; durante questi lavori egli si avvalse della collaborazione del fratello Alberto, con il quale abitava a Verrès. 167 Di tale decorazione non resta praticamente 167 M. SIMONOTII, La chiesa e la parrocchia di Hone. Note storiche, Aosta 1998, p. 47.
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