- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2003
I Perrone di San Martino e la miniera di rame di Ollomont 223 fatiche, sempre personalmente diresse i lavori evitando qualsiasi disgrazia alle persone". L energia elettrica impiegata nei lavori di ripristino dei cantieri, per le pompe e l'illuminazione, venne convogliata grazie a una linea elettrica di circa sette chilometri che collegò la miniera con l'officina elettrica di Roven, nei pressi del comune di Gignod. Alla fine dell'anno anche la miniera di Balme fu prosciugata e si avviarono in tutto il bacino lavori «sia in profondità che in dire– zwne». Sempre nel 1905 erano impiegati 189 operai e vennero estratte 150 tonnellate di minerale, per un valore di 28.930 lire. Si trattava di pirite al 45% di zolfo contenente da un minimo del4% a un massi– mo dell'8% di rame; per le qualità stesse del materiale si dovette impiantare una nuova laveria e lo stesso anno, in vista di una pro– gressione importante dei lavori, si misero allo studio una teleferica da Ollomont a Valpelline, o in alternativa la perforazione di quella gran– de galleria di ribasso dal villaggio di Valpelline, di cui già nel 1848 era stata presa in considerazione la possibile realizzazione. A seguito dei lavori minerari fu anche riavviata l'attività delle fon– derie di Valpelline. Il trattamento del minerale vi si effettuava secon– do il «metodo tedesco» di torrefazione e riduzione in forni a mani– ca. 55 Il minerale era torrefatto in 50 «fornetti continui» e poi ridotto, grazie a una batteria di tre forni a manica, in metallina di un tenore medio in rame del 25%. La metallina così prodotta era a sua volta torrefatta in 18 fornacette, capaci ciascuna di circa 40 tonnellate, e fusa nei forni a manica fino a ottenere metalline con tenore medio in rame del 70%. Tra il 1905 e il 1906 iniziò la costruzione di un grande forno a manica con 14 bocche soffianti, capace di trattare giornalmente 60 tonnellate di materiale. I fornetti e le fornacette di torrefazione erano collegati a un camino addossato alla montagna, che consentiva di portare l'anidride solforosa ad un'altezza di circa l 00 metri dal piano della fonderia. Il rame nero era infine affinato nell'officina di Torino prima di essere immesso sul mercato. 55 Ibidem, pp. 382, 429-430.
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