- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2003
La focciata cinquecentesca del/d Cattedrale di Aosta 251 i dettagli figurativi erano chiari, il passare del tempo e la fruizione ritrovata invitano a chiarire i criteri ispiratori del programma icono– grafico della facciata, in base alle fonti documentarie e liturgiche. 3 Offrendo una sintesi anticipata, possiamo affermare che l'intera facciata vuole glorificare la Beata Vergine Maria, patrona della catte– drale, iconizzandone i titoli di santità: theotokos e christotokos, vergine feconda, martire nell'anima, assunta nella gloria; il registro inferiore fa riferimento ai testi liturgici, dando le motivazioni dell'Assunzione, mentre quello superiore traduce in immagini i racconti apocrifi che narrano come la Madre di Dio sia stata assunta in cielo. 1966, p. 258). Larchivio del Seminario (GS, Fonds Gal-Due, cartt. X-XI) conserva almeno 57 lettere inviare al canonico, 55 in larino (con una lunga serie di varianti ono– masriche, tutte desinenti in z), mentre due portano l'indirizzo in francese: "Jehan Gon– baudel" (24 settembre 1514) e "Jehan Gobaudel" (5 maggio 1519). Il nome è a tutt'og– gi arrestato in Lorena nelle forme Gombeau, Gombeaud, Gombaur e Gombaulr. De Tillier scrisse diverse volte del canonico lorenese, ma l'edizione dello Historique del 1966, ristampata nel -1994, ha portato con sé due piccoli problemi. Il primo pro– blema riguarda la grafia del nome, poiché nel corpo dell'opera si trova per due volte il nome "Jean Gombandelli" o.-B. DE TILLIER, Historique de la Vallée d'Aoste, a cura di A. Zanotto, Aosta 1994, pp. 128 e 184; in entrambi i casi, nel manoscritto dello Histori– que, conservato nella Biblioteca del Seminario Maggiore di Aosta, si legge con sicurez– za la u invece della n (Ms 2, p. 126: "Jean Gombaudelli Lorrain de narion"; p. 184: "Jean Gombaudelly Lorrain de nation"). Il secondo problema è posto dalla Chronologie des reverends seigneurs prevots de l'eglise et prevosté de Saint-Giles de Verrex.. ., edita in appendice allo Historique, e riguarda il de: introducendo un'ambiguità tipografica, ha finito per dare parenti di nobiltà al canonico, che nobile non era (tale lo considera, per es., A. PEYROT, La Vallée d'Aoste au fil des siècles, Torino 1972, p. 9). Si legge, infatti, a p. 437: «}OANNES, du surnom DE GOMBANDELLI>>. In realtà, il manoscritto del de Til– lier reca Joannes du surnom De Gombaudelli a.-B. DE TILLIER, Chronologies du Duché d'Aoste. I dignitari ecclesiastici e le autorità civili del Ducato di Aosta. MS 7 l 1738 Biblio– teca del Seminario di Aosta, edizione anastatica, a cura di L. COLLIARD, Aosta 1994, p. 597), ma bisogna notare che il de Tillier usa per la particella de sia la maiuscola che la minuscola, senza un criterio preciso; poiché nelle altre ricorrenze il 'de è assente, biso– gna concludere che apparteneva alla locuzione 'du surnom de', e non indicava né la nobiltà, né la provenienza del canonico, il quale era originario di Limaco, «odierno Limey, cant. di Thiacourt, arr. di Toul, dip. di Meurthe-et-Moselle>> (Fonti, p. 261). 3 L atrio, con le sue decorazioni e il suo programma iconografico, non è solo il pas– saggio, ma soprattutto il luogo dove inizia spiritualmente la visita della chiesa-madre, tanto che là, nel XVIII secolo, si posizionava l'inginocchiatoio del vescovo, che vi si fer– mava in preghiera prima della presa di possesso o della visita pastorale, cf. Le journal de Id grande sacristie de Id cathédrale d'Aoste de 1730 à 1784, a cura di L. COLLIARD, in RALA III, Aosta 1971, pp. 75-76, 85, 98.
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