- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2003

La facciata cinquecentesca della Cattedrale di Aosta 257 clipeati della cattedrale. 22 In sostanza, la diffusione nello spazio e nel tempo di tali elementi decorativi impedisce di utilizzarli per determi– nare datazione o ambito di provenienza. Anche le decorazioni a del– fini contrapposti, che avevano condotto il Salmi ad ipotizzare con– tatti con l'ambiente «veneto-lombardesco», trovano ricorrenze in ambito piemontese, ad esempio, nell'apparato scultoreo di opere di Gandolfino da Roreto, come la pala della Madonna col Bambino e santi (Savigliano, San Pietro), dove i delfini sono scolpiti in grandi proporzioni sul fastigio e ripetuti in piccolo nel fregio superiore. 23 Quanto allo schema compositivo e alla datazione, un confronto dav– vero puntuale si può istituire tra le porte laterali e le finestre della fac– ciata aostana e il portale della Parrocchiale di Cesana Torinese, datato 22 Cf. B. DEIMLING, Pittura delprimo rinascimento a Firenze e nell1talia centrale, in Arte italiana del Rinascimento, a cura di R. TOMAN, Koln 1999, pp. 306-307. I fregi del repertorio rinascimentale trovano esempi prossimi nel San Sebastiano di Biella (cf. P. AsTRUA, L. D'AGOSTINO, Bernardino Lanino maestro a Vercelli: opere e committenti, in Bernardino Lanino e il Cinquecento a Vercelli, a cura di G. ROMANO, Torino 1986, pp. 109-111) e nel timpano della parete gaudenziana di Santa Maria delle Grazie a Varallo, del 1513 (cf. A. BoSSI, La Chiesa di Santa Maria delle Grazie e la grande Parete Gau– denziana di Varallo, Borgosesia s. d., p. 11). Forse meno diffuso è il motivo a onde, che corre sulla cornice sopra i leoni, e che compare nella cornice (di probabile bottega cre– monese) della pala dell'Adorazione dei Magi e santi, con i donatori Cacherano, di Gan– dolfino da Roreto (ca. 1516?, Asti, San Secondo, cf. BAIOCCO, op.cit., p. 241, tav. 81 e scheda n. 14, p. 282). Il medesimo motivo viene impiegato da Giulio Romano nella loggia dei Marmi - o galleria dei Mesi - nel Palazzo Ducale di Mantova (ca. 1538, cf. ]. BURCKHARDT, La loggia dei marmi, in Giulio Romano, cit., pp. 412-415). 23 Cf. S. BAIOCCO, Materiali per un'indagine sulle chiese astigiane tra Quattro e Cin– quecento, in Gandolfino, cit., p. 148, tav. 52 e sch. 47, p. 315. In dimensioni minori, ma ancora sul fastigio, i delfini si affrontano sulla pala gandolfiniana dell'Assunta nel San Sebastiano di Biella (1543, cf. P. AsTRUA, L. D'AGOSTINO, op.cit., pp. 102-105). I del– fini affrontati si trovano pure nella cornice della Pala per Antonio de Curia, (1496-98, Asti, Santa Maria Nuova), in Gandolfino, cit., p. 96, tav. 32 e p. 138, tav. 42; compaio– no ancora dopo il 1521 nella Madonna col Bambino, santi e la donatrice Maria Balbi, di Gandolfino e Pietro Giammorseo, proveniente dal Duomo di Asti e conservata presso il Museo Civico d'Arte Antica di Torino (cf. Gandolfino, cit., p. 253, tav. 93 e sch. 47, p. 315), e nella pala di Gandolfino con Sant'Anna e la sua discendenza, Annunciazione e Santi, a Casale Monferrato (Sant'Antonio, già in Santa Maria degli Angeli, cf. id, Tra Liguria e Lombardia: l'orizzonte di Gandolfino da Roreto, in Primitivi piemontesi nei musei di Torino, a cura di G. ROMANO, Torino 1996, p. 299). I delfini trovano il loro luogo più naturale sulle acquasantiere del Duomo di Torino (1491-1498, cf. G. RoMA– NO, Sugli altari del Duomo nuovo, in Domenico della Rovere, cit., pp. 238, 292-293).

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