- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2003
La facciata cinquecentesca della Cattedrale di Aosta 285 grafia di san Grato aveva subito qualche piccola variazione, e forse con uno scopo preciso. Elena Rossetti Brezzi leggeva la caratterizza– zione dei personaggi della grande tela come «mirata ad indicare per– sone reali e immediatamente identificabili dai contemporanei. Il vescovo, la cui appartenenza agli Agostiniani è evidenziata sia dal– l'abito che dalla presenza, dietro di lui, di un monaco di quest'ordi– ne, non può essere altri che il vercellese Pietro Gazino, canonico regolare lateranense dell'abbazia di Sant'Andrea». 98 Se l'ipotesi della Rossetti Brezzi è valida, la somiglianza tra il san Grato della tela e quello del clipeo- sempre Gazino, sotto mentite ma sante spoglie– potrebbe essere un indizio per datare la seconda fase della facciata all'episcopato del vercellese (1528-1557), e forse non nel suo primo periodo. 99 A parziale conferma, constatiamo che nella serie di ritrat– ti dei vescovi affrescata nel salone del Vescovado di Aosta, mons. Gazino è raffigurato sulla parete meridionale, tra le due finestre, nel registro inferiore, ed assomiglia al san Grato della tela e a quello del clipeo. È vero che la serie di ritratti di vescovi non è molto affidabi– le, perché è certamente frutto di fantasia, almeno per i prelati di più antica data; però, quanto più ci si avvicina al XVII secolo, in cui mons. Bailly fece realizzare la prima sequenza di ritratti, tanto più la pure la cassa reliquiario di Jean de Malines (ib., pp. 406-410), la vetrata nell'absi– de della cattedrale (sec. XV-XVI, ib., fig. 480, pp. 324-325) e il San Grato a tutto tondo degli stalli della Collegiata di Sant'Orso (1485-1487, cf. A. LA FERLA, Il coro e gli arredi !ignei voluti da Giorgio di Challant, in Sant'Orso di Aosta, ci t., pp. 225- 231) . 98 ROSSETII BREZZI, La pittura, cit., p. 56. 0RLANDONI (La cappella, cit., p. 112) precisa la data della grande tela al 1542. 99 Già è stato ricordato che il Concilio di Trento volle eliminare i racconti apo– crifi dalla liturgia. Lepiscopato del Gazino, antecedente al Concilio, è dunque un periodo in cui l'uso degli apocrifi è ancora pienamente legittimo anche in un conte– sto paralitugico come la facciata della cattedrale. Peraltro, la modifica della prima lettura del breviario operata dal Gombaudel suggeriva una scarsa simpatia del cano– nico per gli apocrifi. Parrebbe perciò conveniente situare la seconda fase della fac– ciata, con la plastica degli apocrifi, dopo la morte del Gombaudel (1535). La data– zione della seconda fase all'episcopato di Gazino si scontra con una difficoltà: il silenzio del Vaudan che, mentre menziona la committenza di Gombaudel per le 'nuove pitture', non fa alcun cenno ad ulteriori interventi, pur giungendo, con il suo Catalogus, fino alla morte del Gazino. Potrebbe, però, trattarsi di un silenzio di dissenso.
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