- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2003
Bibliographie 427 Il castello di Issogne in Valle d'Aosta, diciotto secoli di storia e quarant'anni di storicismo, a cura di Sandra Bar– beri, Torino, Allemandi, 1999 Tra le regioni d'Italia, una delle più giustamente famose è la Valle d'Aosta. Le sue bellezze incompara– bili hanno insegnato la via della montagna alla cultura occidentale, a pari merito con quelle della Svizze– ra. Ma è l'intreccio tra la natura e le vestigia della storia, di cui la Valle è segnata dall'imbocco fino alla base del Monte Bianco, che forma il suo fascino speciale. I monumenti di Roma antica sullo sfondo delle nevi, la città dominata dai petrosi torrio– ni della fede cristiana, le aguzze pievi che guardano borghi e corona– no creste, e ancor più le case forti, le torri di segnalazione, i castelli uni– scono all'emozione degli spettacoli naturali l'aura di un passato cortese e guerresco. La Valle è il luogo per eccellen– za delle "erme torri" e dei "barbari manieri", ed è stata infatti uno dei centri della riscoperta del Medioe– vo, o, come meglio è stato detto, dell'invenzione del Medioevo nella cultura dell'Ottocento. In queste ''Alpi gotiche" per antonomasia è nato il neo-medievismo piemonte– se, dal momento troubadour al romanticismo scientifico che ha interessato negli anni sessanta– ottanta del sec. scorso pittori, lette– rati, studiosi e tecnici intorno a un personaggio di levatura internazio– nale come Alfredo d'Andrade. Non a caso perciò, anche ora che è per– corsa e travolta dal turismo di élite e di massa, la Valle attira i visitato– ri non soltanto sulle pareti di roccia e sulle piste di sci, ma intorno ad alcuni castelli. Il "Guinnes" delle visite spetta certamente a Fénis e a Issogne, che sono i più spettacolari, meta favorita di sciami di scolare– sche nella stagione delle gite di classe. Ma che oggetti complessi, i castelli! A cominciare dall'enigma della loro stessa natura di punti di resistenza armata in una terra che, difesa da invalicabili muraglie natu– rali, non è stato teatro di guerre dal– l' epoca della conquista romana. Edifici le cui vicende di costruzione, di proprietà e di eredità si intreccia– no alla storia di una marca di confi– ne, soggetta alla dinastia sabauda, ma divisa tra interessi e orgogli di famiglie che si sono contese per secoli le vie dei valichi, i corsi d'ac– qua, pascoli, alpeggi e foreste. Oggetti mutati da usi impropri o stravolti nel tempo da ripristini arbitrari e da interpretazioni fanta– siose, anche in decenni non lontani. Di tutto ciò la grande maggio– ranza del pubblico, anche non incolto, è all'oscuro. Da un lato per– ché gli studi storici sul territorio aostano, ricchi di una lunga tradi– zione, appartengono alla saggistica accademica nota per lo più agli
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