- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2012

LA CROIX-DE-VILLE : DA EMBLEMA DELLA CONTRORIFORMA ALLO STILE ECLETTICO DI fiLIPPO GAYO << La principale caratteristica degli Hieroglyphica è rappresentata dal fatto che Orapollo offre della scrittura egiziana un'interpretazione puramente simbolica. [... ]Vissuto intorno al V secolo dopo Cristo, cioè in un'epoca in cui neppure i sacri scribi erano più in grado di comprendere le iscrizioni degli antichi monu– menti, Orapollo non poteva avere che una conoscenza indiretta della scrittura geroglifica: quelli che egli raccoglie sono soltanto frammenti di una tradizione che va ormai inesorabilmente estinguendosi » 98 • Questo fraintendimento sulla reale natura degli ideogrammi egiziani, una volta introdotto in Occidente con il manoscritto di Orapollo, si radicò nella cultura del XV secolo confermando quanto della concezione della scrittura egizia era già per– venuto attraverso le opere di Lucano, Apuleio, Plutarco, Clemente Alessandrino e altri 99 • Gli Hieroglyphica diventeranno una fonte indiscutibile in materia di geroglifici soprat– tutto nel XV1 secolo sotto l'influenza della corrente filosofica neoplatonica. La tra– duzione e il commento fatto da Marsilio Ficino (1486) di un passo delle Enneadi di Plotino ne accresceranno l'autorità e« l'idea che gli ideogrammi egiziani contenessero l'espressione simbolica di occulte dottrine filosofiche e religiose rappresentò, fino quasi agli inizi del secolo XIX, una sorta di articolo di fede » 100 • Avendo a disposizione il testo di Orapollo, l'Umanesimo farà propria la certezza di possedere il codice di accesso ai misteri egiziani e di « essere perciò stesso in grado di sfruttare il valore euristico di questo linguaggio composto da simboli pittorici » 101 • grafia recente delle diverse edizioni cf. R!GONI, ZANco (a cura di), Orapollo.. ., cit., pp. 6-7. 98 Ibidem, p. 11. 99 Le fonti a cui gli umanisti attinsero erano i testi di Plinio (Natttralis Historia, lib. XXXVI, 71), Lucano (Farsalia, Il, 220), Apuleio (Metamorfosi, XI, 22), Plurarco (De lside et Osiride, 10, F), Diodoro Siculo (Bibliotheca, III, 4, 1-3), Clemente Alessandrino (Stromata, V. 4), Giamblico (De mysteriis, VII, 4; edizione moderna A. R. SoDANO (a cura di), l misteri egiziani, Milano 1984), Ammiano Marcellino (Storie, lib. XVIII e lib. XXII), Macrobio (Satttrnalia, lib. I, XIX, XIII), Flavio Giuseppe (Antiquitates Judaic~E). Per un particolareggiato resoconto su questi autori classici che fanno riferimenti alla scrittura egiziana cf. H . SorrAS, E. DruOTON, lntroduction à l'étttde des hiéroglyphiques, Pau! Geuthner, Paris 1922. l 00 Cosl recita il passo delle Enneadi: « Questo compresero, mi sembra, anche i saggi egiziani, sulla base di una scienza esatta o di una conoscenza innata: quando volevano esprimere qualcosa in forma di sapienza non impiegavano i segni delle lettere che accompagnano le parole e gli enunciati, e imitano i suoni e la pronuncia delle proposizioni; disegnavano invece delle figure e incidevano nei templi una figura particolare per ogni cosa, mostrando l'assenza di uno svolgimento discorsivo; ogni figura è piuttosto una forma di scienza e sapienza, ed insieme il loro sostrato, qualcosa di riunito, diverso dal pensiero discorsivo e dalla deliberazione » e la glossa di Marsilio Ficino conclude: << Per comunicare i misteri divini i sacerdoti egizi non ricorrevano a una scrittura in caratteri minuti, bensl a vere e proprie figure di erbe, alberi, animali, in quanto Dio possiede le ragioni del creato non secondo il diverso pensiero di ogni cosa, bensl secondo forme semplici e definire [...] il sapiente egizio condensa in una sola e ben definita figura tutta la sua dimensione concettuale ». Cf. E. H. GOMBRJCH, Immagini simboliche: stttdi sull'arte del Rinasci– mento, Einaudi, Torino 1978, p. 225; M. CASAGLIA, C. GUIDETII, A. LINGUITI, F. MORIANI (a cura di), Le Enneadi di Platino, UTET, Torino 1997, vol. Il, V. 8, 6, pp. 809-810. Secondo Ficino il geroglifico, superando i limiti del processo discorsivo, offre una visione totale e immediata e consente di cogliere in una sintesi visuale concetti ed esperienze riguardanti i tanti aspetti della realtà. 101 R. WITIKOWER, Allegoria e migrazione dei simboli, Einaudi, Torino 1987, p. 233. 145

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