- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2012

LA CROIX-DE-VILLE : DA EMBLEMA DELLA CONTRORIFORMA ALLO STILE ECLETTICO DI fiLIPPO GAYO diocesi di Aosta ne conoscessero il contenuto in maniera sufficientemente approfondi– ta da farne un uso proprio. Nella decorazione egizia della Croix-de-Ville non si fece uso degli originali di gerogli– fici, peraltro già accessibili presso il Museo egizio di Torino inaugurato nel 1824 da Carlo Felice, ma si attinse ancora al repertorio costruito dall'Umanesimo su un'idea simbolico-allegorica del geroglifico di derivazione classica. Ora, nessuno degli architetti, pittori, decoratori e orafi, dal Rinascimento in poi, avreb– be potuto attingere a piene mani nel repertorio iconico teorizzato dagli umanisti, se questo non fosse stato reso in immagini riprodotte nelle centinaia di xilografie aggiunte a corredo delle edizioni cinquecentesche degli Hieroglyphica di Orapollo, del Poliphilo, degli Emblemata e della summa di Pierio Valeriano. Tale materiale entrò nell'arte figu– rativa e fu utilizzato da Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Diirer, Giorgio Vasari e Giulio Romano 106 • Tanto le "invenzioni geroglifiche" del Rinascimento, quanto i repertori di emblemi e imprese, furono largamente applicate dagli artisti a quella che noi oggi chiamiamo "decorazione", ma che all'epoca rimandava l'osservatore conoscitore d'arte o erudito a temi mitologici, a virtù e vizi della natura umana, ma anche a rebus e giochi di parole. Facendo ricorso all'analogia invece che alla logica « l'attitudine emblematica investì l'economia stessa della rappresentazione letteraria e artistica, della quale sconvolse i principi classici e le leggi tradizionali nell'ambito di quel fenomeno molteplice che si suole definire con il termine di Manierismo >> 107 • Anche il XIX secolo, se pur in tono minore, fece ricorso all'emblematica e all'ico– nografia orapolliana soprattutto nei monumenti funerari. Un esempio è la tomba di Leopardi nel parco Virgiliano di Piedigrotta a Napoli, eseguita nel 1844 su disegno dell'architetto e archeologo Michele Ruggiero. Un' uroborus circoscrive una lucerna su cui poggia una civetta a simboleggiare l'Universo, ma anche il tempo circolare, al cui interno agisce la sapienza (la civetta), la vita e lo studio (la lucerna) 108 • Questo è quanto deve essere successo per la decorazione geroglifica della Croix-de– Ville. Le due tematiche che l'architetto Gayo si trovò a dover sviluppare erano ampia– mente note da almeno due secoli: 106 Il primo artista che trasse ispirazione dai geroglifici e ne promosse l'uso nell'architettura fu Leon Battista Alberti. C[ G. ORIANDI, P. PoRTOGHESI (a cura di), Leon Battista A/berti, De re ~Edificatoria, Il Polifilo, Milano 1966, pp. 682-688. Esemplare è il fregio che Andrea Mantegna riproduce nel dipinto Trionfo di Cesare realizzato nel 1492. Gli elementi riprodotti derivano da un bassorilievo di epoca imperiale collocato prima nella chiesa di San Lorenzo fuori le Mura e ora conservato presso il Museo capitolino. Quattordici segni del fregio furono utilizzati da Fran– cesco Colonna nel Poliphilo, che li tradusse in una proposizione. WJTTKOWER, Allegoria... , cit., p. 231, nota 20; R!GONI, ZANCO (a cura di), Orapollo.. ., cit. p. 28-30; GJEHLOW, Hieroglyphica..., cit., pp. 163-171. 107 R!GONI, ZANCO (a cura di), Orapollo..., cit., p. 41. 108 I: Urobonts è ripreso da Orapollo, mentre la civetta e la lucerna dall'Iconologia di Cesare Ripa. Cf. P. BusCARGLI (a cura di), Cesare Ripa. Iconologia, Neri Pozza, Milano 2000, pp. 70, 429. 147

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=