- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2012
LA CROIX-DE-VILLE : DA EMBLEMA DELLA CONTRORIFORMA ALLO STILE ECLETTICO DI fiLIPPO GAYO sparse un po' dappertutto nei cimiteri monumentali della penisola 111 • È assolutamente ipotetica la possibilità che l'adozione di uno stile ad uso più spesso cimiteriale sia stata deliberatamente scelta con l'intenzione di "porre una pietra tombale" su un episodio complesso della storia religiosa e politica valdostana. È comunque vero che, formal– mente, i quattro portali egizi geograficamente orientati hanno una loro ragion d'essere nel suggerire tanto l'idea della via di fuga operata da Calvino da sud verso il nord (l'uscita dal tempio del cattolicesimo), quanto il "ritorno all'ovile" di una pur piccola parte del clero e della popolazione entro i confini dell'ortodossia cattolica. La scelta di questo stile architettonico fu comunque strumentale all'uso dei geroglifici e allo sfruttamento del linguaggio dell'emblematica come modus espressivo più adatto a lasciare ai posteri delle suggestioni sul protagonista Calvino. È ragionevole pensare che, come i simboli religiosi scolpiti sui fianchi orientale e oc– cidentale del piedestallo stanno ad illustrare, attraverso un racconto per immagini, la fermezza del clero e del suo vescovo nel respingere la contaminazione protestante, così i punti essenziali della leggendaria venuta e fuga di Calvino siano tratteggiati sugli altri due versanti attraverso il linguaggio più inusuale ed ermetico degli emblemi. In quest'ottica si vuole tentare una lettura dei geroglifici, affidandosi all'interpretazione più antica fatta da Orapollo e a quella più ampia della fine del XVI secolo di Pierio Valeriano, dandone qui una sintesi e rimandando il lettore all'Appendice II per i testi delle fonti. Il primo elemento figurato è il mascherone a forma di leone da cui sgorga l'acqua che fuoriesce da una cannella in ferro. Sia Orapollo sia Valeriano interpretano questa immagine come simbolo di forza e vigore. Per entrambi il leone è anche strettamente legato alla piena del Nilo (Valeriano riprende quasi letteralmente Orapollo), pertanto viene scolpito come mascherone nelle fontane 112 • Per Valeriano il leone è tra i custodi dei luoghi sacri, perciò il suo capo veniva raffi– gurato dai sacerdoti egizi sui battenti delle porte dei luoghi di culto e nei vestiboli dei templi. Duplice è il suo significato: un forte custode dell'ortodossia cattolica e un emblema associato all'acqua, quindi alla funzione di fontana pubblica a cui la Croix– de-Ville era stata adibita. Nel monumento il sole, usualmente rappresentato nel mondo egizio con ali di falco, è, in maniera del tutto enigmatica, dotato di ali di pipistrello e associato ad una sor– ta di anguilla, invece che al tradizionale cobra faraonico (ureo). Questo emblema è posto nell'incavo dei quattro segmenti della cornice che corona la parte superiore del piedestallo, ad imitazione di quanto costantemente si ritrova sui portali d'ingresso dei templi egizi. 111 Per l'ambito piemontese vedi l'interessante contributo di A. Acns CAPORALE, L'Egittojìlia nellizrte Jìmeraria pie– montese tra Ottocento e Novecento, in B. SIGNORELLI, P. UsCELLO (a cura di), Egittologia in Piemonte. Studi in onore di Silvio Curto, Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Torino 2004, pp. 67-98 ("Quaderni di Archeologia e Arte in Piemonte", 2). 112 Il mascherone a forma di leone da cui sgorga o fuoriesce una cannella d'acqua è una costante delle numerose fon– tane progettate da Filippo Gayo per l'abitato di Lessolo. Vedi supra, note 77-78. 149
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