- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2012
UN RICORDO DEL CANONICO 0 0 NAT NOUCHY IN OCCASIONE DEL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA (2001-2011): SCRITTI SCELT I Per molti è parola scandalosa Nella Chiesa si era stabilita una uniformità di espressione dottrinale, di regole liturgi– che, di pratica pastorale... quasi assoluta, per cui, ad un certo momento, per secoli, in tutte le chiese si dovevano fare le stesse preghiere, le medesime istruzioni religiose, gli stessi riti, usare la stessa lingua, gli stessi paramenti, lo stesso modo di cantare, la stessa mustca, ecc. Tutto questo era certamente un meraviglioso segno di unità, però finiva per diventare anche qualcosa di molto artificiale. Dei tentativi di pluralismo sono sempre stati fatti nella Chiesa, specialmente per la liturgia, cioè per le regole pratiche del culto e quindi avevamo già la liturgia romana, quella ambrosiana, la greca, la mozarabica, ecc., i pro– pri nazionali, i propri diocesani, ma era un pluralismo piuttosto superficiale e molto embrionale. Oggi si domanda nella Chiesa una libertà di espressione catechetica e liturgica e di istituzione molto più vasta e alle volte quasi illimitata e in parte la Chiesa l'ha senz'altro concessa e di buon grado. Molti ne sono rimasti spaventati. Perché? Soprattutto perché la novità crea un nuovo impegno di comprensione e di adattamento che non tutti si sentono in grado di adottare. Eppure il pluralismo è una conquista della civiltà mo– derna e porta le singole comunità ad una autonomia che assicura una maggiore libertà e una più grande vitalità. Faccio solo un esempio: quando in una famiglia tutti erano solo agricoltori, quella famiglia doveva per una infinità di problemi dipendere da altri. Il giorno invece in cui nella stessa famiglia ci sono stati agricoltori, operai, artigiani, professionisti ... , la famiglia è diventata molto più autosufficiente e si è assicurata una possibilità molto più vasta di progresso. La stessa cosa si può affermare di un paese, di una nazione, ecc. Anche per la Chiesa un pluralismo ben inteso crea un grandissimo arricchimento spiri– tuale e un più forte dinamismo pastorale. Così come nei tempi passati fu per la Chiesa un enorme vantaggio quello di avere nel suo seno oltre alla grande maggioranza di fedeli "normali", anche dei fedeli che vivevano il Vangelo in un modo particolare, come hanno sempre fatto diversi ordini religiosi, nati e creati per diverse esigenze di pluralità e di specializzazione nella ricerca di Dio e nella attività pastorale della Chiesa. Paura del pluralismo Quelli che si spaventano dinnanzi a forme di pluralismo moderno nella Chiesa temono un certo disordine e un certo pericolo di insubordinazione di fedeli o di gruppi di fedeli nei confronti della gerarchia e, più ancora, temono che il pluralismo porti all'eresia. Bisogna tener conto che non sempre un ordine perfetto è sinonimo di bellezza, di spontaneità e quindi di valorizzazione di tutte le forze che sono a disposizione di un determinato organismo per il raggiungimento dei suoi fini . Nella natura fatta da Dio, c'è un ordine perfetto solo alla base delle cose, per quanto riguarda l'essenza dei diversi esseri, ma poi negli individui e nelle attività delle diverse creature c'è una tale varietà che spesso si ha l'impressione di trovarsi davanti ad un caos. È proprio questa varietà che fa bella la natura e rende possibile la vita! 225
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