- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2012

MARIE-ROSE COLLIARD Gli immigrati si sentono "all'estero" nella mia chiesa perché io celebro le funzioni parrocchiali in francese e tenendo in vita dei riti tradizionali in Valle d'Aosta. Per lo stesso motivo i valdostani si sentono "all'estero" in moltissime delle nostre chiese perché si celebra in una lingua che non è la loro, si seguono dei riti importati e non si assiste più a nessuna di quelle cerimonie con cui essi erano soliti rivolgersi a Dio e vivere religiosamente le date allegre e tristi della loro esistenza. Non c'è dubbio che gli immigrati abbiano il diritto di sentirsi nella loro chiesa anche in Valle d'Aosta ed infatti in tutte le nostre chiese si celebrano anche delle funzioni religiose in italiano e con riti importati dal resto d'Italia. È solo questione di scegliere una Messa piuttosto che un'altra. Ma se questo diritto non vien messo in dubbio per quanto riguarda gli immigrati, a maggior ragione deve essere riconosciuto ai valdostani. Il fascismo purtroppo, pre– dicando il nazionalismo ad oltranza, ha lasciato le sue tracce non solo nell'ambiente Chiesa, intendiamoci, ma purtroppo anche in esso. Altre spiegazioni non ci sono, se non una forse, e cioè che la Chiesa non si crede in dovere di collaborare alla difesa dell'esistenza stessa del popolo valdostano. I.: impressione dolorosa di tanti valdostani è proprio questa, che anche la Chiesa voglia collaborare alla sua "colonizzazione". Ma se lo Stato ed altre forze sociali o altre correnti di pensiero possono avere degli in– teressi più o meno legittimi per "colonizzarci", che cosa ci può guadagnare la Chiesa? Per cui realmente, molto spesso, i valdostani non riescono a capire certi comporta– menti dei suoi uomini e per colpa di questi perdono fiducia nella Chiesa e l'abban– donano. Il motivo vero però è un altro. Per l'immigrato che arriva in Valle d'Aosta il dover studiare la nostra lingua, il cercare di capire le nostre tradizioni, il sopportare il nostro carattere costituisce uno sforzo non indifferente. Se molti immigrati si sottopongono intelligentemente a questo sforzo, e dobbiamo riconoscere loro un grande merito, molti resistono e pretendono che siamo noi ad adattarci loro. [... ] Ne nasce un pro– blema pastorale non trascurabile, anche se non è dei principali né dei più urgenti. Già... se ho dato tanti colpi alla botte, lasciatemene dare uno per finire anche al cer– chio. lo celebro in francese, parlo il patois, ho conservato nella mia chiesa tante forme di vita religiosa tradizionale: è sufficiente tutto ciò perché i valdostani vengano tutti alla mia Messa? Il problema religioso anche da noi è molto più complesso che non quello della fedeltà della Chiesa alla comprensione ed alla ricerca di soluzioni della questione valdostana. Però ciò non toglie che certe linee di condotta della Chiesa locale nei confronti dei nostri diritti etnici abbiano potuto accelerare ed aumentare le difficoltà di risolvere tutti gli altri aspetti anche più importanti del problema religioso. Il Concilio Vaticano II ha fatto certe ammissioni per quanto riguarda le Chiese di certi Paesi. Le stesse possono valere spesso anche per la nostra Chiesa locale. Donato Nouchy 228

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