- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/06/2012

GIAN SAVINO PENE VIDARI i rapporti fra loro: consapevoli della bontà della loro sensibilità per il patrimonio tramandato dalle generazioni passate a quella del presente, troppo autoreferenziale, si collegavano nel proprio impegno personale, con la convinzione che toccasse loro l'arduo compito di tramandare ai posteri tale patrimonio, per evitare una dispersio– ne che sarebbe stata fatale quando poi fosse riemersa - come è poi avvenuto - una giusta ripresa e rivalutazione del legame con le "radici" della nostra vita. I successi eporediesi dell'Olivetti ed i miglioramenti dell'ambiente sociale del tempo indu– cevano a trascurare in Ivrea la tradizione storica, mentre in Valle d'Aosta questa resisteva anche grazie all'Archivio storico regionale diretto da Lino Colliard: ad esso come ad un punto di sicuro e costante riferimento non potevano non guardare con ammirazione coloro che in Canavese amavano la storia e le sue memorie. Proprio verso il1964-1965 la Regione Valle d'Aosta, attraverso il suo assessore alla Pubblica istruzione avvocato Andrione decide la ristampa - sotto la cura di mon– signor Frutaz - del settecentesco Historique de la Vallée d'Aoste di Jean Baptiste de Tillier edita poi nel 1966: io, giovane laureato alle prime esperienze con la storia, vengo incaricato di redigere l'indice finale dei nomi propri ed ho quindi modo di affacciarmi a prendere conoscenza della storia valdostana proprio mentre Lino Col– liard inizia a dirigere l'Archivio storico regionale; ne posso quindi apprezzare via via il poderoso e benemerito lavoro di conservazione e di valorizzazione del patrimonio culturale valdostano. Di alcuni anni più giovane del gruppo dirigente della SASAC, ho sempre avuto rapporti di deferenza ammirata verso il direttore dell'Archivio storico regionale della Valle d'Aosta, al quale ho continuato a rivolgermi con un rispettoso "lei", mentre il più familiare "tu" era usato tra lui e gli altri studiosi eporediesi, coi quali egli aveva rapporti anche più frequenti per la relativa vicinanza fra Ivrea ed Aosta, mentre io vivevo usualmente a Torino. Ho avuto però modo di intrattenere con lui una certa continuità di legami tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento proprio per il suo costante impegno nell'Archivio storico e per il recupero - an– che documentale - del patrimonio culturale valdostano. In quel periodo io ero assistente di Storia del diritto italiano nella Facoltà di Giurisprudenza di Torino e collaboravo con i professori Mario Viora e Maria Ada Benedetto, la quale si interes– sava specifìcatamente di storia valdostana. Ho quindi partecipato anch'io dei loro legami culturali con Lino Colliard, vedendo nascere (e ricevendone gentile copia a casa mia, in Canavese) le collane editoriali che egli curava con ammirevole im– pegno, dall' ''Archivum Augustanum'' alla successiva "Bibliothèque de l'Archivum Augustanum", dalle "Recherches sur l'ancienne liturgie d'Aoste" ai "Monumenta Liturgica Ecclesia:: Augustana::". Nel frattempo Lino Colliard era stato eletto mem– bro corrispondente della Deputazione Subalpina di Storia Patria di Torino, alla cui presidenza Francesco Cognasso è stato sostituito poco dopo da Mario Viora, sotto la guida del quale ho iniziato ad occuparmi di tale istituzione accademica; in alcuni 108

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