- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/06/2012

GIAN SAVINO PENE VIDARI guida. Egli aveva saputo creare intorno a sé un gruppo di validi ed appassionati col– laboratori, ai quali si compiaceva di lasciare parte delle numerose iniziative culturali che aveva avviato; era però notorio che essi stessi - non solo per deferenza, ma per convinto riconoscimento della sua persistente autorevolezza- facevano riferimento al suo consiglio ed alla sua guida per le scelte principali. È stato, a mio giudizio, il caso del convegno su Liberté et libertés (tenutosi in occasione dell'ottavo centenario del documento della nota "franchigià' aostana e nella felice circostanza del suo rin– venimento) la cui prolusione inaugurale è stata tenuta da un esperto delle carte di franchigia come Jean François Poudret, con una nutrita partecipazione di studiosi francesi, svizzeri ed italiani. Proprio in quest'occasione ho avuto modo di rinsaldare antichi legami, che sono proseguiti con lui, ma pure con i suoi valenti successori. A cavallo del nuovo millennio si è tenuto ad Aosta un vasto colloque di sociétés savan– tes transfrontaliere, in cui- per iniziativa di quella di Sant'Anselmo e di quella della Savoia capeggiata da Paul Guichonnet - sono convenuti numerosi rappresentanti di accademie e associazioni culturali dell'arco alpino occidentale, nella prospettiva di una collaborazione su larga scala a programmi di valorizzazione del patrimonio culturale della zona alpina occidentale, da sostenere anche tramite finanziamenti europei (programmi Interreg). La riunione non ha prodotto rilevanti risultati con– creti, ma mi sembra significativo che si sia svolta ad Aosta. Lino Colliard vi ha fatto un'apparizione riservata, come nel suo carattere, lasciando ad altri - fors'anche per un certo vezzo intellettuale, e non solo per motivi di salute o di prudente ritiro dalle sfuggenti e concrete vicende della vita quotidiana - l'onere di svolgere la funzione di "padroni di casà'. Si è trattato però, a mio giudizio, di un riconoscimento sostan– zioso per i decenni nei quali egli si è dedicato a conservare e valorizzare il patrimo– nio culturale valdostano, soprattutto nei primi tempi del suo operato, quando in proposito intorno a lui veniva ancora a mancare sovente quella sensibilità che egli ha saputo sollecitare e far crescere, in modo tale che l'attuale situazione appare di gran lunga migliore. Alla ricerca di un rilancio della loro attività, le sociétes savantes trasfrontaliere si sono ritrovate proprio ad Aosta, ove Lino Colliard aveva già rag– giunto quell'obiettivo che era nelle loro aspirazioni, quasi un esempio - ma anche un riconoscimento- per l'impegno profuso ed i risultati conseguiti. Nel 2005 l'Académie Saint-Anselme ha ricordato l'anniversario del suo centocin– quantesimo anno di vita con un sostanzioso convegno su Patrimoine et identité, incentrato sul ruolo svolto in proposito dalle sociétés savantes. Anche questa volta Lino Colliard vi ha preso parte in modo nel complesso defilato, nel ruolo di sem– plice studioso interessato all'argomento, non come uno dei protagonisti principa– li, come pure avrebbe potuto (e fors'anche dovuto), tenuto conto del suo lungo impegno a livello sia personale sia istituzionale proprio per la valorizzazione del patrimonio culturale valdostano e per l'emersione, attraverso la tradizione seco– lare, di una precisa identità in ambito religioso e liturgico, nella vita sociale, nel- 110

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