- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2013

LE POESIE RITROVATE DI fERDINAND FENOIL NEL CONTESTO DELLA SUA PRODUZIONE LETTERARIA Con riferimento al Mémoire sur les bouquetins 34 di Basile Guichardaz, l'autore pas– sava alla minuziosa descrizione dello stambecco, che timido, solitario, inoffensivo, ma agile, veloce e dotato di fino odorato, udito eccezionale, vista penetrante e consumata prudenza, trascorre l'inverno in rifugi capaci di accogliere dai venti ai trenta esemplari. Vari pericoli minacciano la specie: l'aquila rapace che si cala sui piccoli indifesi, la valanga che precipita dall'alto improvvisa, il cacciatore appostato « sur la faìte cles montagnes »dopo una notte trascorsa all'addiaccio fra i massi rocciosi in attesa del momento della lèche, quando le agognate prede cercano tra i massi quelli più ricchi di sostanze saline. Luomo deve conoscere bene il territorio, ma anche gli istinti, le abitudini, gli orari dell'animale cui fa la posta. Attento alla direzione del vento, che potrebbe rivelargli la sua presenza, l'aspetta e l'insegue, affrontando pericoli e peripezie, di cui ben coscienti sono le donne che ne attendono a casa il ritorno. La caccia "verà' dei montanari niente aveva a che vedere con le imprese venatorie del Roi Chasseur. Con audace sincerità Fenoil spiegava: « Un roi, surtout un roi gros et gras, ne pouvait convenablement s'exposer à tant de fatigues et à tant de périls »: doveva limitarsi a sparare. «Mais, comme il ne prit jamais aux bouquetins la fantaisie d'aller se présenter à la bouche du fusil royal, on dut les obliger de force vive ». Si idearono le battute e si crearono i battitori. Il re, sistemato con il figlio avuto dalla contessa di Mirafiori, il comtin, in una specie di garitta ai piedi di una cima, in uno stretto bacino verso il quale confluivano le sinuosità delle vette vicine, aspettava quindi il momento propizio per sparare. Cento metri più in alto all'incir– ca, un duecento battitori giunti sin dall'alba sulla sommità dei picchi, guidati dai guardiacaccia e divisi in cinque o sei gruppi, stanavano intanto camosci e stambec– chi con colpi di pistola e grida acute e prolungate, ripetute dall'eco. Gli animali si disperdevano confusi, ma venivano spinti verso il sicuro riparo del re, alle cui orecchie giungeva lo scroscio delle pietre che sotto i loro zoccoli rotolavano in fon– do alle vallate. Oggettivamente, « on pourrait dire que le roi ne chassait pas le bou– quetin, mais qu'il se contentait de le tirer. Sans doute Victor-Emmanuel était un incomparable tireur, mais il serait ridicule de dire qu'il était le roi cles chasseurs » 35 . Il primo colpo gettava il terrore tra gli animali in fuga, che si lanciavano di roccia in roccia con incredibili salti: c'era da stupirsi se, su otto o dieci passati a portata del fucile del sovrano pronto a sparare sul mucchio, uno o due cadevano a terra colpiti. «Mais alors quelles fetes! » 36 · Era ormai il tramonto, quando la battuta finiva ed il cacciatore regale usciva dalla garitta. Allora alla folla dei guardiacaccia e dei battitori che lo attorniavano si me- 34 B. GUICHARDAZ, Mémoire sur !es bouquetins, Aosre, Mensio, 1850, p. 33. 35 FENOIL, Le Roi Chasseur... ci r., p. 46. 36 Ibid., p. 52. 135

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