- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2013

TERSILLA GATIO CHANU de Lamartine » 79 • Più o meno negli stessi termini si espresse L. Colliard, che, ricor– dando le poesie pubblicate in appendice a Cà et là ed all' Exquisse biographique du R' Père Laurent, collocò Fenoil tra i poeti minori, con Félix Orsières, Laurent Pléoz, Jean-Pierre Due, Claude-Nicolas e Vietar Bich 80 • Nella biografia inclusa in Chez nous sreur Scholastique scriveva: « Dans ses loisirs et par manière de distraction, il s'adonnait à la poésie. S'il n'eut été que poète il aurait uniquement chanté sa petite patrie, sa chère Vallée d'Aoste, tellement ill'aimait » 81 • Ora, la piccola raccolta di componimenti in versi ritrovata consente un più comple– to giudizio sul poeta e getta nuova luce su aspetti insospettati del suo temperamento. È probabile che Fenoil abbia composto un numero più rilevante di poesie, andate perdute o considerate meno significative dall'autore. Dal momento che la metrica faceva parte del bagaglio culturale scolastico (lo stesso Fenoil, come risulta dalle Notes di suo pugno, venne sollecitato dall'insegnante a comporre odi in diverse cir– costanze, e la versificazione di un passo delle Sacre Scritture attesta il suo impegno), è lecito in ogni caso supporre che abbia fatto in età matura una scelta, conservando, con alcuni componimenti giovanili, quelli già dati alle stampe. Tra scritti editi ed inediti, disponiamo comunque oggi, oltre a poesie d'occasione, legate a vari mo– menti e situazioni, liriche ispirate alla natura o suggerite da problemi sociali, ed infine, sorprendenti, alcune poesie deprecanti la presa di Roma. Ricorrente è il mo– tivo della sofferenza e della morte, che si intreccia con la descrizione paesaggistica. La poesia della natura Nell'ambito della poesia valligiana in francese il diffuso tema della natura si ridu– ceva ad una visione generalizzata, mancante dei tratti vigorosi e personali che con– traddistinsero nella seconda metà del XIX secolo la genuina descrizione in patois di paesaggi e ambienti dell'abbé Cerlogne. Qualche differenza c'era, tuttavia. Alcide Bochet, come si è detto, appiattiva l'ispi– razione con una pesante puntualizzazione e le descrizioni di Léon-Clément Gérard si appannavano spesso di un verbalismo artificioso, mentre Eugène Pignet presen– tava un paesaggio-stato d'animo, crepuscolare ma consolatore, capace di alleviare le sofferenze: « ... la nature parait partager ma tristesse, l Philomèle mes pleurs, mes soupirs le ruisseau » 82 • I versi di Anselme Perret avrebbero poi ricreato un paesaggio dagli accenti prepar- 79 CHRISTILLIN, Panorama... ci t., p. 58. 80 CoLLIARD, La culture... ci t., p. 235. 81 Chez nous... ci t., p. 261. 82 E. PIGNET, Réverie nella "Feuille d'annonces" del30 luglio 1847. 146

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