- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2013

IL BRACCIO RELIQUIARIO DI SAN GRATO DELLA CATTEDRALE DI AOSTA braccio reliquiario di san Grato possa non essere stato inizialmente realizzato per ospitare le reliquie del patrono della diocesi aostana. In modo significativo infatti, i documenti d'archivio della Cattedrale precedenti il XIX secolo tacciono sulle spoglie contenute e gli stessi inventari della sacrestia del1598e del1612I, che meticolosamente annotano tutte le reliquie e i reliquiari appartenenti a san Grato, rendono genericamente nota la presenza, all'interno del braccio, di quedam reliquiae, ovvero di reliquie diverse, non accennando alla loro attribuzione. Inoltre, altrettanto eloquentemente, le prime fonti note relative l'opera, il lascito testamentario del canonico Guglielmo de Porta del 1279 2 , la visita pastorale del 1528 3 e gli inventari del1598 e del1612, definiscono il reliquiario brachium o bra– chium maius, ignorandone una dedicazione al santo. Soltanto molto tardi, nel XIX secolo, il braccio inizierebbe a essere citato negli inventari e nelle visite pastorali, oltre che come Gros Bras o Grand Bras, anche come Bras de saint Grat 4 • Tuttavia, se nell'Ottocento l'opera è ormai conosciuta come braccio di san Grato, nessun riferimento alle reliquie del vescovo è fornito da tali documenti che al contrario segnalano la presenza, all'interno dell'ormai omonimo reliquiario, di alcune spoglie riconducibili ai santi martiri tebei Maurizio e Tirso 5 • Tali evidenze hanno reso verosimile supporre che in origine il braccio dovesse cu– stodire una collezione di reliquie diverse, le quali, forse a seguito del venir meno del culto dei santi cui erano attribuite, potrebbero essere state affiancate o sostituite da quelle del santo, presumibilmente dopo il 1612. Testimonianza di tale possibi– le cambiamento di destinazione parrebbe fornita, oltre che dagli inventari e dalle visite pastorali dell'Ottocento, dal Coutumier de la Cathédrale d'Aoste, documento concernente gli usi e le consuetudini della Cattedrale di Aosta, redatto dal canonico Jean-Léonard Carrel nel1758, in cui l'opera sarebbe citata per la prima volta sia come Grand Bras sia come Bras de saint Grat 6 • Un ulteriore elemento a sostegno forse dell'ipotesi che il braccio reliquiario possa Gli inventari del 1598 e del 1612 sono integralmente rrascrirri all'interno del catalogo del Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta, in corso di stampa (Cattedrale di Aosta. Museo del Tesoro, c.d.s.). Per quanto riguarda l'inventario del1612 cf. anche BASA, XIX (1905), pp. 31-34, n. 9. 2 A.M. PATRONE, Liber reddituum capituli Auguste, Torino, Deputazione subalpina di storia patria, 1957, pp. 116-119; B. 0RLANDONI, La produzione artistica adAosta durante il tardo Medioevo, in M. CuAZ (a cura di), Aosta. Progetto per una storia della città, Quart, Musumeci, 1987, p. 201. 3 BGS, Fonds Gal-Due, cart. XXI, doc. 68. 4 BGS, Fonds Gal-Due, cart. XXVIII, doc. 39; BGS, Fonds Gal-Due, cart. XXVII, doc. 28. 5 Cf. la nota 4 e quanto riportato in BGS, Fonds Gal-Due, cart. XXVIII, doc. 60. 6 L. COLLIARD, Le Coutumier de la Cathédrale d'Aoste et le cérémonialpontifica! selon le rit valdotain au XVIII' siècle, in "Recherches", V (1974), pp. 23 e 33; R. AMIET, Processionale Augustanum. Édition intégrale de trente-et-un processionaux valdotains, in MLEA, I (1983), pp. 191-197. 27

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