- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2013
lL BRACCIO RELIQUIARIO DI SAN GRATO DELLA CATTEDRALE DI AOSTA compone, formato da una voluta a doppio filo e granulazione, si riconoscerebbe più facilmente in diverse opere in oreficeria di rilievo sia di ambito reno-mosano sia sassone: filigrane affini, per esempio, comparirebbero sia sulla cassa dei Magi di Colonia 21 sia, in parte, in alcuni tratti dei margini della stauroteca di Halberstadt (fig. 12) 22 • Degno di nota è anche il pregevole motivo a cesello della manica intermedia (fig. 3). Nonostante numerosi bracci presentino bordure con tralci vegetali o fogliati, il raffinato motivo a palmette ricorrenti non sarebbe stato individuato in altri esem– plari. Una certa parentela con tali racemi si riscontrerebbe tuttavia in alcune opere di oreficeria reno-mosana, quali la cassa di san Gisleno 23 e il reliquiario della Croce conservato nell'abbazia di San Mattia a Treviri (fig. 13) 24 • Elemento alquanto raro da rintracciare sarebbe infine il tipo di base. Basi simili e molto alte, a pianta quadrata, caratterizzano infatti, oltre il braccio della Collegiata, quelli sassoni di san Teodoro del Tesoro dei Guelfi 25 , ora al Kunstgewerbemuseum di Berlino, e dei santi Valeria e Pancrazio già citati 26 • (a cura di), Gotico in Piemonte, Torino, Cassa di Risparmio di Torino, 1992, pp. 297-301; S. BARBERI, Re– liquiario di san Grato, in G. MoRELLO (a cura di), Tesori vaticani. 2000 anni di arte e cultura in Vaticano e in Italia, catalogo della mostra, Milano, Electa, 1993, p. 279 (scheda cat. n. 151); R. BoRDON, L'oreficeria nei secoli XIII-XIV, in R. BoRDON, E. CARLIN, P. FINO (a cura di), Medioevo in Valle d'Aosta, dal secolo VIII al secolo XV, Ivrea, Priuli e Verlucca, 1995, p. 47; E. BRUNO D, L. CARINO, Arte sacra in Valle d'Aosta, vol. I, La Cattedrale di Aosta, Quart, Musumeci, 1996, p. 421, fig. 605; E. BREZZI RossETTI, Artisti e maestranze itineranti, in G. SERGI, D. TuNIZ (a cura di), Valle d'Aosta, porta del Giubileo, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1999, p. 143. 21 LEGNER, Ornamenta EcclesitE... cir., vol. II, pp. 216-225. 22 Ibid., vol. III, pp. 133-135; H . MELLER, Der Heilige Schatz im Dom zu Halberstadt, Regensburg, Schnell & Steiner, 2008, pp. 96-97. 23 LEGNER, Ornamenta EcclesitE... cit., vol. I, pp. 73-74, 78. 24 Ibid. , vol. III, p. 128; E. CASTELNUOVO (a cura di), Ori e argenti dei santi. Il Tesoro del duomo di Tì·ento, Trento, TEMI, 1991, pp. 64-69. 25 LAsKO, Ars sacra... cir., p. 205. 26 I:opera, che oltre a diverse pietre e lamine dorate ha smarrito alcuni segmenti del bordo filigranato e il bracciale che decorava il polsino della manica interna, è stata sottoposta nel corso dei secoli a numerosi rimaneggiamenti che ne hanno in parte modificato la fisionomia originaria. Dell'antico rivestimento della base, in origine probabilmente ricoperta da lamine figurate, non rimane purtroppo traccia. Oltre al suc– cessivo rifacimento metallico, nel XV secolo furono infatti probabilmente inserite la lamina raffigurante il Crocifisso tra il sole e la luna, oggi priva della figurina del Cristo, e le quattro placchette in smalto champlevé. La foderatura in tessuto è invece frutto dell'intervento ricordato dalle fonti nel 1785. La tecnica e i motivi ornamentali del tessuto utilizzato, realizzato con una trama in seta e fili in argento, formato da grandi frutti di forma appuntita e da piccoli fiori, lo ricondurrebbero al gruppo definito in tedesco "Spirzenmuster", "lace-patterned silks" in inglese, diffuso intorno agli anni Venti del Settecento. Il bordo superiore indica che sul reliquiario venne impiegato un tratto appartenente a un'apertura di un paramento, forse la manica o il collo. Sicuramente tardi sono anche alcuni castoni e pietre della manica esterna, insieme al piccolo disco che cinge il dito mignolo, aggiunto nel restauro del 1612 (BGS, Fonds Gal-Due, cart. XXVIII, doc. 39; cart. XXVII, doc. 28; Cattedrale di Aosta... ci t., c.d.s.; sull'utilizzo e la tipologia di pietre e cristalli in ore- 31
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