- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2013

IL BRACCIO RELIQUIARIO DI SAN GRATO DELLA CATTEDRALE DI AOSTA il Leone e contraddistinto da un forte naturalismo, qualità che tra l'altro con più difficoltà si riconoscerebbe in ambito transalpino, mosano o renano. Giunti a tal punto, la questione del rapporto e della forte affinità tra il braccio maggiore della Cattedrale e quello della Collegiata di Sant'Orso andrebbe pertanto risolta in termini nuovi (figg. l, 6). Tutt'altro che casuale parrebbe infatti la pre– senza, nelle più importanti sedi del potere religioso della città, di due reliquiari per molti aspetti "gemelli", contraddistinti, oltre che dalla stessa tipologia di mano, da un analogo e rarissimo panneggio a tre maniche, dalla quasi stessa altezza, anch'es– so come si è accennato elemento fortemente caratteristico, e da una base simile, di forma piuttosto inconsueta. Alla luce di quanto finora asserito, è condivisibile ipotizzare che il braccio di san Grato sia stato un modello per la realizzazione di quello di Sant'Orso. Forse l'arrivo in Cattedrale di un reliquiario di tale pregio, commissionato a botteghe settentrionali, potrebbe aver suscitato la volontà dei ca– nonici di possederne uno simile. Com'è noto la Cattedrale e la Collegiata di Aosta furono spesso in concorrenza tra loro, tanto da accrescere "specularmente" i propri Tesori. La necessità di possedere un identico braccio reliquiario poteva inoltre esse– re determinata da esigenze liturgiche. Si spiegherebbero così più appropriatamente sia le analogie, sia l'indubbia inferiorità stilistica del braccio ursino, evidente oltre che nell'esecuzione dell'arto e della mano, nella resa del panneggio, più incerto e approssimativo. L inferiore qualità scultorea di quest'ultimo lo farebbe infine avvi– cinare all'esemplare minore della Cattedrale, dedicato a san Giocondo, anch'esso riconducibile probabilmente a una stessa bottega locale. Particolarmente emblematico parrebbe così l'arrivo del braccio reliquiario ad Aosta agli inizi del Duecento, in grado di suscitare l'avvio di una produzione in loco di opere simili negli anni immediatamente successivP 6 • Conclusioni Dall'analisi delle fonti documentarie, diversamente da quanto ritenuto, non sono emerse prove che il braccio reliquiario di san Grato sia stato eseguito per ospitare le reliquie del patrono della diocesi aostana. I documenti, gli inventari e le visite pastorali noti compresi tra il XIII e il XVII secolo lo definiscono infatti inizialmen– te brachium o brachium maius e non accennano alle spoglie in esso contenute, se non per indicarne genericamente la presenza di diverse, non attribuendole. Tali 36 Per quanto riguarda la darazione dei due bracci aosrani, si è visto come il braccio ursino sia da rirenersi sicurameme più rardo risperro a quello di san Graro, darabile imorno al 1200. Un riferimemo ante quem per la collocazione di quello di san Giocondo, naro anche come Petit Bras, sarebbe invece fornito dallasciro resramemario del canonico Guglielmo de Porra del 1279 che, cirando il brachium maius, ne arresrerebbe implicirameme già l'esisrenza (PATRONE, Liber reddituum... cir., p. 117). 35

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