- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2013
GEOMETRIA E TEOFANIA IN UN MOSAICO DEL Xlii SECOLO DELLA CATTEDRALE DI AOSTA Lasteyrie è del parere, pur in assenza di prove certe, che illitostrato sia stato realiz– zato tra l'inizio del V e la fine del VI secolo d. C; egli lo riferisce dunque all'epoca paleocristiana. Julien Durand nel suo saggio Les pavés-mosai"ques en Italie et en France del 1855 ri– porta quanto scritto da Lasteyrie l'anno precedente, con il dubbio che una datazio– ne così antica non sia in accordo con l'ottimo stato di conservazione dellitostrato 8 • Considerando l'epoca in cui fu redatta, la lettura del mosaico fatta da Édouard Au– bert nel 1857 può ancora oggi essere considerata emblematica 9 • Lautore esamina separatamente i due mosaici e analizza ogni singolo aspetto iconografico, non in– corre in grossolani errori paleografici e anticipa alcuni elementi fondamentali, poi meglio chiariti dall'indagine archeologica degli ultimi anni del secolo XX. La sua prima osservazione è l'incompletezza dell'opera, che egli definisce frammen– taria, resa evidente dalle plurime mancanze nella bordura e dall'assenza di due dei quattro fiumi del Paradiso. Non omette di identificare correttamente la man(t)icora, il mostro mangiatore di uomini che Brunetto Latini descrive nel Tesorettoi 0 • Il Tigri e l'Eufrate sono descritti in forma di giovani seduti sulle rocce, recanti due grandi anfore dalle quali versano abbondanti acque. Non sfugge all'Aubert la presenza di due teste di animale, rispettivamente un leone e un bue che, sopravan– zando dalla cornice, mirano araldicamente il volto dei due anfofori (figg. 5 e 6). I..:Aubert, perfettamente al corrente del duplice significato dei quattro fiumi del Paradiso, identifica nel leone e nel bue i simboli degli evangelisti Marco e Luca. Il commento di Édouard Aubert, pur non entrando nel dettaglio, rivela una sua discreta conoscenza degli ambiti dell'iconografia antica e degli avvenuti proces– si di migrazione dei simboli della cosmografia pagana in quella cristiana. Le im– magini che compongono i due mosaici attraggono talmente l'attenzione dell'Au– bert, da imporgli una serie di congetture sulle idee compositive dell'artista. In merito al mosaico dell'Anno, in via preliminare, egli osserva che «On y voit, dès l'abord, le melange cles idées chrétiennes avec les souvenirs du paganisme ». I seg– ni dello Zodiaco pagano sono scomparsi per lasciare il posto a « cles personnages 8 J. DuRANo, Les pavés-mosafques en !talie et en France, "Annales Archéologiques", XV. Paris, Librairie archéo– logique de Vicror Didron, 1855, pp. 223- 231. 9 É. AuBERT, Les mosafques de la Cathédrale d'Aoste, ''An nales Archéologiques", XVII, Paris, Librairie archéo– logique de Vicror Didron, 1857, pp. 3-8; É. AuBERT, La Vallée d'Aoste par Édouard Aubert, Paris, Amyot, 1860, [Aoste 1958]2, pp. 205-209. 10 «Ci dir de la manticores. Manricores est une beste en cd pais meesmes, ki a face d'ome et colour de sane, iauz janes, cors de lion, coe d'escorpion >>. BRUNETTO LATINI, 7ì·esor, traduzione a cura di G. BELTRAME, P. SQUILLACIOTI, P. ToRRE, S. VATTERONI, Torino, Einaudi, 2007, 192. Anche Plinio descrive la Manricora: « Ctesia scrive che presso gli stessi Etiopi nasce l'animale che egli chiama manticora, con triplice ordine di denti uniti a forma di perrine, con faccia e orecchie umane, occhi azzurri, colore sanguigno, corpo di leone e che punge, come lo scorpione, con la coda», GAIO PLINIO SECONDO, Storia naturale, a cura di G. B. CoNTE, Torino, Einaudi, 1983, vol. II, VIII, 75. 53
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=